Quotidiano indiano: i marò rischiano la pena di morte

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10 genn – I due marò italiani detenuti in India sotto l’accusa di aver ucciso due pescatori del Kerala rischiano di essere incriminati per reati punibili esclusivamente con la pena di morte. Lo scrive il quotidiano Hindustan Times, secondo il quale, per quanto il ministro degli esteri Salman Khurshid abbia assicurato il governo italiano che i due nostri connazionali, La Torre e Girone, non rischiano la pena capitale, la Nia (National Investigation Agency) ha invocato nel loro caso una incriminazione sotto la fattispecie della sezione 3 della SUA Act. Tale norma prevede la condanna a morte per qualsiasi persona abbia causato il decesso di un’altra.

“Gli italiani non spararono colpi di avvertimento” – L’incontro avuto ieri tra il ministro degli interni Sushil Kumar Shinde, quello della giustizia Kapil Sibal e Khurshid non avrebbe sciolto il caso ma secondo l’Hindustan Times in definitiva la Nia dovrebbe procedere in base alla linea già adottata. Le indagini della Nia, aggiunge il giornale, sono giunte alla conclusione che i marò italiani in occasione dell’incidente non lanciarono alcun allerta con gli altoparlanti né spararono colpi di avvertimento prima di colpire i due pescatori.

Ma il Mail Today getta acqua sul fuoco – Tuttavia un altro giornale, il Mail Today, getta acqua sul fuoco. La decisione su come portare avanti il caso dei Fucilieri di Marina italiani “è in un limbo”, scrive. Anche il Mail Today fa parlare “fonti anonime” del Ministero dell’interno dopo il vertice ministeriale di ieri presieduto dal ministro dell’Interno Sushil Kumar Shinde. E contrariamente alla perentorietà di una decisione già acquisita evocata dalla fonte consultata dall’Hindustan Times, Mail Today propone un’altra “verita’” sulla intricata vicenda. “Non possiamo dare una autorizzazione alla Nia per l’incriminazione – ha spiegato il responsabile ministeriale – fino a quando non riceveremo un parere legale che stiamo aspettando”. Nella sua sentenza del 18 gennaio 2013, la Corte Suprema aveva comunque chiaramente indicato quali erano i quattro strumenti e leggi che avrebbero dovuto essere presi in considerazione per il processo, tra le quali non figura il Sua Act che ora la Nia vorrebbe utilizzare. tiscali