Tesoro: No a nazionalizzazione Monte Paschi, restituire i soldi alla gente

Profumo

30 dic – Nessun interesse a nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena. A 24 ore dal via libera al maxi-aumento di capitale da tre miliardi di euro, il ministero dell’Economia e delle Finanze plaude al risultato incassato all’assemblea degli azionisti di Siena e mette in chiaro la sua posizione: la priorità per via XX settembre è chiudere l’operazione nei tempi stabiliti, rimborsare il 70% dei Monti bond entro il 2014 come promesso alla Commissione europea, restituendo così i soldi agli italiani.

E per farlo, sottolineano le stesse fonti, è necessario che le parti in causa, ovvero Fondazione e banca in prima persona, continuino a lavorare nell’ottica di trovare una soluzione per la cessione delle quote di Palazzo Sansedoni e realizzare l’aumento di capitale fra maggio e giugno come stabilito dall’assemblea.

L’intervento del Mef arriva dopo settimane di silenzio in cui, spiegano le stesse fonti, il ministero ha lavorato attivamente sia nella ricerca di un accordo per le quote dell’ente sia per raggiungere il risultato ottenuto ieri, il cui merito va riconosciuto soprattutto al management della banca rappresentata da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Intanto, però chi si dice preoccupato della situazione sono i sindacati di categoria (Fabi, Fiba, Fisac e Uilca) che, ”alla luce dell’assemblea degli azionisti e della contrapposizione tra i vertici della banca e la fondazione”, chiedono un incontro urgente con il Governo e, in particolare, col ministro Saccomanni. ansa

Ma prima che questo accada, gli occhi sono già tutti puntati su Piazza Affari. Alla luce dello strappo registrato tra i vertici della banca e la presidente della Fondazione Antonella Mansi, con quest’ultima che ha ottenuto il rinvio dell’operazione di cinque mesi, domani il titolo va alla prova mercati. Una prova alla quale è stato sottoposto già venerdì scorso quando, col rinvio dell’assemblea in seconda convocazione per il mancato raggiungimento del quorum, ha registrato un tonfo del 2,15% a 0,17 euro. Nel fine settimana, dunque, a Siena si sono scontrate due visioni diverse, ma quello che è abbastanza chiaro, nonostante il tifo sfrenato della città del Palio per la giovane presidente dell’Ente, è che tutto, questa volta, passa e viene deciso sopra una città che non ha più il potere di pochi anni fa, che non è più in grado di gestire da sola la terza banca italiana. Ecco perché anche la Mansi forse rappresenta più altre realtà come quella del sistema delle Fondazioni bancarie.

Alla Mansi, chiamata a guidare una Fondazione senza più un euro in cassa, come disse Antonio Paolucci, consigliere della Deputazione generale al suo insediamento, era stato assegnato proprio il compito di salvare quel patrimonio: anche per questo, come ha ricordato ieri agli azionisti, non poteva votare per la ricapitalizzazione a gennaio pur conscia che l’aumento da 3 miliardi proposto da Profumo e dall’ad Fabrizio Viola è fondamentale per il futuro del Monte. Dalla risposta che arriverà dai mercati si capirà anche quanto questi credono nelle possibili dimissioni di Profumo. Lui ha detto che di questo parlerà solo davanti al Cda.

Per ora il consiglio è convocato per il 16 gennaio ma qualche consigliere si aspetta una convocazione già nei primi giorni dopo l’Epifania. Qualcuno non esclude che a Profumo venga chiesto di restare. Solo lui potrà dare la risposta sapendo che a Siena il toto-nomine è già partito. Carlo Salvatori e Lorenzo Bini Smaghi sono tra i nomi che si fanno per la sua sostituzione, con il primo preferito all’ex membro del board della Bce.