confesso che potrei fare qualche considerazione più tecnica e citare alcune fonti note ai cultori della materia (l’economia), ma penso che questo sia compito degli esperti, piuttosto che del comune cittadino che cerca di rendersi conto di ciò che accade intorno a sé. E’ un’eresia sintetizzare in forma semplice ciò che le teorie più consolidate spiegano in termini razionali e rigorosi, e cioè che è lecito pensare che l’euro porti sfortuna? Mi permetto una prima rudimentale considerazione. Il mercato si fonda sul baratto, anche se utilizza strumenti più comodi ed efficienti come la moneta. Se vogliamo comprare una cosa, preferiamo acquistarla da chi ci consente un baratto più vantaggioso. Chi è in grado di praticare prezzi più bassi venderà meglio il suo prodotto.
Su scala più ampia, si potrà dire che un Paese che offre buoni prodotti a prezzi competitivi sarà favorito nell’esportazione, il suo apparato produttivo lavorerà a pieno regime e garantirà una piena occupazione. In Italia da anni avviene il contrario. E’ solo un caso che l’andamento negativo dell’economia italiana abbia avuto inizio da quando l’Italia si è volontariamente privata di una politica monetaria autonoma che prima le permetteva di esportare a prezzi competitivi? Sarà strano, ma le teorie economiche spiegano molto bene questa stretta associazione temporale.
Gli euroburocrati, che evidentemente hanno in odio le teorie consolidate, come quella delle aree valutarie ottimali, per citarne una, e ai quali il nome di John Maynard Keynes non dice nulla, danno invece un’altra spiegazione: l’autonomia monetaria non c’entra, anzi l’euro è una moneta buona per tutti, per la Germania, come per la Grecia, come per il Portogallo; la causa è da ricercarsi piuttosto nella scarsa disciplina dei popoli che hanno scelto l’euro, Germania esclusa, ovviamente.
Una cosa appare un po’ strana, però. Infatti, mentre gli Stati che hanno aderito alla moneta comune, per quanti sforzi facciano, restano negligenti, incapaci di fare i compiti a casa e sono spesso in castigo, meritevoli del massimo biasimo, quelli che non hanno aderito, senza alcuno sforzo particolare e senza alcuna rigida disciplina imposta, risultano molto più bravi, molto più virtuosi e se la passano sensibilmente meglio. Pare anzi che tirino un respiro di sollievo per lo scampato pericolo. Prima di aderire all’euro l’Italia stava meglio del Regno Unito, che ora sta invece molto meglio di noi.
Dobbiamo concludere che gli Inglesi in questi anni si sono fatti più “disciplinati”? Lo stesso vale per la Polonia, o per l’Ungheria o per la Danimarca. Allora è l’euro che porta sfortuna, meglio lasciarlo ai tedeschi, i quali dovranno lasciarlo pure loro, ma per ragioni opposte alle nostre, dopo aver fatto terra bruciata intorno a sé stessi e aver ridotto in miseria i loro compagni di viaggio e partner commerciali. Gli economisti questa cosa la spiegano più tecnicamente, ma la sostanza non cambia. La sfortuna dell’euro, nato in odio agli dei, non lascia scampo.
Con i più distinti e cordiali saluti.
Omar Valentini, Salò – 28 dic 2013