8 dic – Nel 2014 la pressione fiscale diminuira’ dello 0,1%, ma nonostante cio’, gli italiani pagheranno quasi 6,1 miliardi di euro di nuove tasse. Se in un primo momento tutto cio’ puo’ sembrare un paradosso, in realta’, visti i dati presentati il 29 ottobre scorso dal ministro Saccomanni nell’ audizione tenutasi presso le Commissioni riunite di Camera e Senato, le cose andranno proprio in questo modo a meno che il Parlamento non le modifichi in sede di approvazione del disegno di legge sulla Stabilita”’.
A dirlo e’ la Cgia di Mestre. Nel 2014 la pressione fiscale si attestera’ al 44,2%, osservano gli artigiani, 0,1 punti in meno rispetto al 2013: ricordando che la pressione fiscale e’ data dalla somma tra la pressione tributaria e quella contributiva. ”Se la diminuzione della pressione contributiva interessera’ solo gli occupati, l’ aumento di quella tributaria – segnala il Segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – ricadra’ su tutti i cittadini, penalizzando soprattutto i pensionati e coloro che non lavorano. Purtroppo, questi ultimi non potranno beneficiare della contrazione del carico contributivo”.
In termini assoluti le entrate tributarie cresceranno, rispetto al 2013, di oltre 17 miliardi di euro. Undici miliardi saranno riconducibili alla crescita nominale del Pil che trascinera’ verso l’ alto il gettito di imposte, tasse e tributi, gli altri sei, invece, graveranno sulle tasche di tutti noi a seguito dell’ aumento dell’ Iva avvenuto a partire dallo scorso primo ottobre (+ 3,17 miliardi di euro). Altri fattori saranno la diminuzione della deduzione forfetaria dal 15 a 5 per cento in capo ai locatori (627 milioni di euro); l’incremento del gettito Iva dovuto allo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione (600 milioni di euro); il ritocco all’insu’ delle accise sui carburanti, sul vino, sulla birra, etc. (284 milioni); l’incremento dell’Iva sugli alimenti e le bevande in vendita presso i distributori automatici (104 milioni di euro); di altri 1,108 miliardi di euro di maggiori entrate nette ”introdotte” dal disegno di legge sulla Stabilita’, cosi’ come approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nelle settimane scorse.
Pertanto, nel 2014 la pressione tributaria salira’ al 30,5 per cento, 0,2 punti in piu’ del valore raggiunto quest’anno. Rispetto al 2013, invece, la Cgia segnala che le entrate contributive aumenteranno di oltre 1,9 miliardi di euro: le ragioni vanno ricercate negli aumenti delle aliquote previdenziali che interesseranno i lavoratori autonomi e nell’incremento del gettito contributivo in capo ai lavoratori dipendenti per via degli aumenti contrattuali. Nonostante cio’, la pressione contributiva scendera’ di 0,3 punti attestandosi al 13,7 per cento. Questa diminuzione del valore percentuale si verifichera’ perche’ l’anno prossimo il Pil crescera’ in misura maggiore dell’incremento registrato dalle entrate contributive. Pertanto, sommando la variazione della pressione tributaria (+ 0,2) con quella contributiva (- 0,3) otterremo una diminuzione della pressione fiscale di 0,1 punti: quest’ultima si attestera’ al 44,2%.
Rispetto al 2013, gli italiani saranno chiamati a pagare 17 miliardi di tasse in piu’: 11 li possiamo ritenere ”indolori”, perche’ derivano dall’aumento del reddito nazionale (piu’ si produce ricchezza, maggiori solo le entrate), mentre gli altri 6 miliardi sono originati da precise disposizioni normative e rischiano di mettere in seria difficolta’ soprattutto le famiglie.
”Se la diminuzione della pressione contributiva interessera’ solo gli occupati, l’aumento di quella tributaria – segnala il Segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – ricadra’ su tutti i cittadini, penalizzando soprattutto i pensionati e coloro che non lavorano. Purtroppo, questi ultimi non potranno beneficiare della contrazione del carico contributivo.”. Come per la pressione fiscale, anche la spesa pubblica (al netto degli interessi sul debito) subira’ una contrazione. Infatti, dal 46,3 per cento del Pil previsto per quest’anno, scendera’ al 45,5 per cento (-0,8) nel 2014, mentre in termini assoluti le spese al netto degli interessi passeranno dai 722 miliardi di euro di quest’anno ai 729,7 miliardi previsti per il 2014 (+ 7,6 miliardi di euro). Se in termini assoluti le uscite pubbliche continueranno ad aumentare, in rapporto al Pil scenderanno. Questo – conclude la Cgia – avverra’ perche’ il Pil crescera’ percentualmente in misura superiore all’aumento della spesa (nel 2014, rispetto al 2013, il Pil nominale crescera’ del 3 per cento, mentre la spesa pubblica al netto degli interessi salira’ ”solo” dell’uno per cento circa).