Made in Italy: nuovo ‘blitz’ della Coldiretti, maiali davanti al Parlamento

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5 dic. – Per la prima volta migliaia di allevatori da tutte le regioni hanno portato maiali davanti al Parlamento per chiedere alle istituzioni di “adottarli” per salvare le stalle, dopo che solo nell’ultimo anno sono scomparsi dal territorio nazionale 615mila maiali “sfrattati” dalle importazioni dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualita’. L’iniziativa e’ della Coldiretti, guidata dal presidente, Roberto Moncalvo, nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” mentre continua il presidio alla frontiera del Brennero di allevatori e agricoltori per combattere le imitazioni che fanno concorrenza sleale ai nostri produttori.

Al centro della piazza davanti Montecitorio un grande libro raccoglie le domande di “adozione” dei maiali di cittadini e rappresentanti delle istituzioni che vogliono salvare il vero prosciutto italiano, assunto a simbolo della protesta. Sul palco allestito vicino a un piccola stalla dove razzolano comodamente i maiali di fronte a Montecitorio ci sono infatti bidoni di concentrato di pomodoro cinese, sacchi di polvere di latte del Nord Europa, cagliate industriali straniere per produrre mozzarella “senza latte” in Italia e cosce di maiale dalla Germania arrivate sul territorio nazionale per diventare prosciutti.

Nei cartelli e sugli striscioni si legge “615mila maiali in meno in Italia grazie alle importazioni gli antibiotici dalla Germania”, “Una mozzarella su 4 e’ senza latte”, “Il falso prosciutto italiano ha fatto perdere il 10% dei posti di lavoro”, “Subito l’etichetta per succhi di frutta, salumi, formaggi e mozzarelle”, “Il falso Made in Italy uccide l’Italia”. Dalla stalla al salumiere – spiega la Coldiretti – trovano occupazione 105mila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, ora in pericolo. Insieme alle stalle e agli allevatori, a rischio di estinzione c’e’ una buona parte del patrimonio enogastronomico nazionale con i prelibati prodotti della norcineria nazionale dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma, la cui produzione e’ calata del 10% dall’inizio della crisi nel 2008.

“In Italia due prosciutti su tre oggi provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta”, ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di “un inganno per i consumatori e un danno per gli allevatori italiani impegnati a rispettare rigidi disciplinari di produzione per realizzare carne di altissima qualita’ che non ha nulla a che fare con quella importata dove per l’alimentazione dei maiali si usano spesso sottoprodotti”. Sul mercato – sostiene la Coldiretti – e’ facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna, che in realta’ non hanno nulla a che fare con la realta’ produttiva nazionale. Una situazione favorita dall’inerzia dell’Unione Europea che, nonostante gli allarmi sanitari, non intende ancora estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale impiegata nei salumi, al pari di quanto e’ stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza. Inoltre per ogni 100 euro spesi dai cittadini in salumi 48 restano in tasca alla distribuzione commerciale, 22,5 al trasformatore industriale, 11 al macellatore e solo 18,5 euro all’allevatore. In altre parole – spiega Coldiretti – mentre in media all’allevatore i maiali allevati sono pagati circa 1,4 euro al chilo, il consumatore ne spende oltre 23 euro per il prosciutto Dop. (AGI) .