30 nov – A credere nella UE sono rimasti solo Letta e Napolitano.
Lo smacco subito sul fronte orientale a causa di Ucraina e Russia, l’ennesimo duro attacco lanciato da David Cameron al processo d’integrazione, la perdita della ‘tripla A’ da parte dell’Olanda: per l’Ue quella appena conclusasi è stata, ancora una volta, una settimana nera, o quanto meno assai difficile.
Una situazione che, nel suo complesso, appare piuttosto ingarbugliata e davanti alla quale chi sperava nel rilancio dell’azione ‘europeista’ della Germania è rimasto per ora deluso. Perchè nell’accordo raggiunto a Berlino per dare vita al nuovo governo sostenuto dalla ‘grande coalizione’ non sono stati inseriti progetti o iniziative di particolare portata sul fronte Ue. Tanto che politici come Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri ‘verde’, e l’ex cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt, hanno parlato esplicitamente di mancanza di un ‘sogno’ europeo nei progetti di Angela Merkel.
La cancelliera non ha ceduto su nessuno dei cavalli di battaglia dei socialdemocratici, a cominciare dagli Eurobond. E tanto meno sono giunti segnali che indichino che l’attuale presidente del Pe, il socialdemocratico Martin Schulz, abbia ottenuto l’appoggio di Merkel per la sua candidatura alla guida della prossima Commissione Ue. Si spera almeno che da qui al 19 dicembre, quando si terrà il vertice Ue di fine anno, la Germania dia il suo indispensabile contributo per far compiere all’Unione bancaria un nuovo, decisivo passo in avanti.
Anche perchè nel frattempo Cameron continua a ‘picconare’ l’Europa. Lo fa sul terreno del lavoro, preoccupato di una nuova possibile ‘invasione’ di manodopera proveniente da Romania e Bulgaria. Attaccando sul fronte la libera circolazione delle persone – uno dei pilastri della costruzione europea e dei risultati più tangibili del processo di integrazione – e chiedendo che vengano ristabiliti dei limiti. E tutto ciò mentre l’Olanda, baluardo del rigore e dell’ortodossia economica, deve incassare la perdita della mitica ‘tripla A’ decretata da Standard & Poor’s.