La risoluzione ONU contro la violenza sulle donne è una schifezza immonda

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28 nov –  Una commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una specie di risoluzione  in favore dei difensori dei diritti delle donne, nonostante una dura campagna contro questo testo. Per ottenere l’approvazione all’unanimità del testo, i promotori della risoluzione, guidati dalla Norvegia, sono stati costretti però a sopprimere un paragrafo nel quale si condannavano “tutte le forme di violenza contro le donne“.

I paesi africani, il Vaticano, l’Iran, la Russia, la Cina e molti Stati musulmani conservatori hanno cercato di ‘ammorbidire’ la risoluzione adottata dal Comitato dei diritti dell’uomo dell’Assemblea.

La risoluzione – che ha beneficiato di una forte spinta in avanti grazie ai recenti casi della giovane pachistana Malala Yousafzai e di Denis Mukwege, medico della Repubblica democratica del Congo costretta all’esilio per aver aiutato le vittime di stupri, entrambe candidate quest’anno al Nobel della Pace – invita tutti gli Stati a condannare pubblicamente la violenza contro i difensori dei dirittti delle donne, a modificare la normativa che impedisce loro di agire e garantire ai militanti un accesso gratuito agli organismi delle Nazioni Unite.

“La comunità internazionale ha inviato un messaggio chiaro. E’ inaccettabile criminalizzare, stigmatizzare o limitare i diritti dei difensori dei diritti delle donne”, ha dichiarato Geir Sjoberg, negoziatore del governo norvegese.

I paesi africani hanno insistito sul rispetto dei costumi e delle tradizioni, mentre Russia, Iran e Cina hanno preteso il rispetto delle leggi nazionali da parte dei militanti. Alla fine è stato soppresso un paragrafo nel quale si affermava che gli Stati devono “condannare fermamente tutte le forme di violenza contro le donne e contro coloro che difendono i loro diritti e astenersi di invocare i costumi, le tradizioni o la religone per sottrarsi ai loro obblighi”.
Più di trenta paesi europei sono usciti dall’aula in segno di protesta contro questa concessione.
(fonte afp)