22 nov – Dal tubo al teatro – E’ successo che, ce ne da conto Il Giornale, Pier Francesco Pinelli – dopo aver speso una carriera tra Eni ed Erg, il profilo di grande esperto di strat-up e piattaforme digitali – è stato nominato come nuovo commissario straordinario di governo per le fondazioni lirico-sinfoniche. Una scelta che, ci venga scusata la battuta scontata e po’ ridicola, non c’entra un tubo. Scelto dal premier e nominato per decreto dall’oscuro ministro della Cultura, Massimo Bray (decreto poi approvato da Fabrizio Saccomanni), Pinelli ora è chiamato a salvare i bilanci delle fondazioni. Ci si chiede, però che c’azzecchi un ingegnere idraulico coi bilanci.
Democratici dubbi – Il compenso di Pinelli non potrà superare i 100mila euro, e tra i suoi compiti quello di gestire i 75 milioni di euro del fondo di rotazione. Qualche perplessità su una scelta quantomeno peculiare è stata espressa anche dal senatore Pd, Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura di Palazzo Madama: “Mi auguro che il profilo scelto sia quello giusto, e che sia possibile una collaborazione fattiva con il Parlamento. Si tratta infatti di un incarico molto delicato, vista la situazione complessiva del settore e l’urgenza con la quale molti teatri stanno aspettando i fondi previsti dalla legge valore e cultura”.
Chi storce il naso – Per inciso, Pinelli, da tempo viene considerato un uomo vicino a Letta. Il comunicato del ministero recita: “Il neo commissario è stato per molti anni consulente sui temi dell’economia, della cultura, interessandosi principalmente di organizzazione e sviluppo di differenti società operanti nei settori dei beni culturali”. Di sicuro c’è che il Parlamento è in subbuglio per la sua nomina. Marcucci spiega ancora: “La commissione valuterà nella prima seduta utile il curriculum del manager, così come avevamo già assicurato al ministro Bray”.