21 nov – Nel suo ultimo articolo Jacques Sapir analizza l’ulteriore deterioramento della situazione economica della Francia, con il calo del PIL dello 0,1% nel terzo trimestre del 2013. Rispetto agli annunci del governo Hollande, l’economia francese non è uscita dalla stagnazione: i consumi delle famiglie fermi per il crollo dei redditi dovuto all’aumento del prelievo fiscale, il saldo della bilancia commerciale, su cui pesa la forza dell’euro rispetto al dollaro; gli investimenti produttivi fermi e le politiche di svalutazione interna che Spagna, Portogallo ed Italia stanno attuando, abbattendo il costo salariale e migliorando la competitività a discapito della Francia, spiegano secondo Sapir questa situazione.
È chiaro che esiste un’alternativa per uscire dalla crisi: la dissoluzione dell’area euro. Riconsegnare ai paesi la loro sovranità monetaria e la possibilità di svalutare, consentirebbe un riallineamento della competitività francese, sia rispetto ai paesi che adottano il dollaro, sia rispetto alla Germania. Una svalutazione del 23% determinerebbe effetti positivi per tutti i paesi, Francia inclusa : questi calcoli sono stati pubblicati nell’opuscolo Gli scenari di dissoluzione dell’eurozona, pubblicato da Fondazione Res Publica lo scorso settembre. Per la sola Francia, la crescita potrebbe aumentare del 20% nei tre o quattro anni successivi a questa dissoluzione dell’eurozona, mentre la creazione di posti di lavoro potrebbe essere tra 1 e 2,5 milioni.
Il rischio di distruzione del tessuto produttivo francese, prosegue Sapir, da qui a tre anni è diventato tale che il governo non ha più tempo. L’euro è ormai irrecuperabile ed è, conclude l’economista francese, « un punto di chiusura essenziale della camicia di forza che stritola le economie del sud Europa. Più velocemente ce ne libereremo e meglio sarà, non solo per i francesi, ma anche per la maggioranza degli europei».