Unimpresa: Ora sono nove milioni gli italiani in difficolta’, + 3,2%

povert18 nov. – Sono oltre 9 milioni le persone in difficolta’ in Italia. Secondo un’indagine del Centro studi Unimpresa (eseguita sulla base dei dati Istat) l’area di disagio sociale e’ aumentata del 3,2%: da 8,89 milioni di unita’ secondo trimestre del 2012 a 9,17 milioni di persone del secondo trimestre 2013.

In sei mesi quindi 286mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale. La cifra calcolata da Unimpresa comprende i 3,07 milioni di disoccupati, cui vanno aggiunti lavoratori con condizioni precarie o economicamente deboli: quelli con contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (643mila persone) sia quelli a orario pieno (1,63 milioni); i lavoratori autonomi part time (832mila), i collaboratori (430mila) e quelli con contratti a tempo indeterminato part time (2,56 milioni). Questo gruppo di persone occupate ma con prospettive incerte circa la stabilita’ dell’impiego o con retribuzioni contenute, ammonta complessivamente a 6,1 milioni di unita’.

Il deterioramento del mercato del lavoro – sottolinea Unimpresa – non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Nel secondo trimestre di quest’anno i disoccupati erano in totale 3,07 milioni: 1,68 milioni di ex occupati, 633mila ex inattivi e 760mila in cerca di prima occupazione.

I disoccupati risultano in aumento del 13,7% rispetto all’anno precedente (+371mila persone). Stabile, invece, il dato degli occupati in difficolta’: erano 6,18 milioni a giugno 2012 e sono risultati 6,10 milioni a giugno scorso. Secondo Unimpresa, siamo di fronte ad un’apparente restrizione dell’area di difficolta’ “che, invece, rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana: anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione”.

Il Governo di Enrico Letta non prende decisioni importanti – sostiene il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – l’occasione offerta dalla legge di stabilita’ sta per essere sprecata con un mix di misure che non consentono a imprese e famiglie di avere risorse per guardare con fiducia al futuro. Offriamo all’esecutivo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese”.

“Puo’ apparire anomalo – aggiunge Longobardi – che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perche’ riteniamo che siano il cuore dell’impresa. Bisogna poi considerare che l’enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: piu’ di 9 milioni di persone sono in difficolta’ e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto cio’ con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese“. Secondo il presidente di Unimpresa “serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo”.