16 nov – Europa, euro, politiche commerciali e migratorie, allargamento, riforme demografiche e delle regole di Schengen. Questi i temi toccati dall’eurodeputato e capodelegazione della Lega Nord al Parlamento europeo Lorenzo Fontana, intervenuto stamattina a Vienna a nome del Carroccio al meeting del Fpoe austriaco.
Erano presenti anche il Front National di Marine Le Pen, gli indipendentisti fiamminghi e i democratici svedesi, in quella che potrebbe diventare di fatto un’alleanza continentale – in vista delle elezioni europee di maggio – per cambiare l’Europa. Fontana è andato dritto al punto: “Ci chiamano euroscettici, ma noi invece vogliamo cambiare l’Europa, per costruirne una dove i cittadini siano coinvolti nei processi decisionali.
Fermiamo il centralismo e seguiamo l’orizzonte della Confederazione d’Europa, salvaguardando la sovranità degli Stati e riconoscendo le aree macro-regionali. Noi della Lega Nord siamo stati i primi vent’anni fa a denunciare i meccanismi poco democratici delle istituzioni europee e il classismo dell’euro, che avrebbe favorito i grandi capitali e il potere finanziario a discapito dell’economia reale”. Già, l’euro.
Fontana ha spiegato: “Così com’è non funziona. O rendiamo la moneta un aiuto per cittadini, famiglie e imprese ridiscutendo e rinegoziando i trattati attuali, oppure tanto vale uscire dall’eurozona”. L’attuale Ue è iniqua anche sul fronte della politica commerciale: “La Commissione ha troppi poteri e gli Stati troppo pochi. Anche qua bisogna riformare i trattati e consentire agli Stati misure di protezione commerciale contro quei Paesi terzi, in particolare asiatici (vedi Cina), che non rispettano il diritto internazionale e praticano concorrenza sleale. Proponiamo di introdurre dazi doganali in entrata per tutelare le nostre imprese”.
Caldo il tema immigrazione: “Ventimila immigrati irregolari morti negli ultimi vent’anni, il sistema non funziona e la solidarietà Ue è ipocrita e fuorviante. Noi chiediamo di sospendere i flussi, revisionare il trattato di Dublino e definire accordi bilaterali coi Paesi da cui partono flussi migratori massicci. Il pericolo è sociale ed economico, ma anche culturale, perché è crescente il rischio dell’islamizzazione dell’Europa”. D’altro canto “dobbiamo promuovere la storica cultura cristiana europea e sul versante sociale sostenere politiche demografiche per favorire la fertilità e ringiovanire l’Unione“.
Un passaggio conclusivo anche sul no alla Turchia nell’Ue, il cui ingresso da anni è al centro dell’agenda europea. “Diversi i motivi. Innanzitutto geografici, il 97% del suo territorio è posto fuori dall’Europa; culturali, l’Europa ha radici cristiane; di diritti umani, poiché secondo Human Rights Watch è al 154mo posto su 159 Paesi in questa classifica. L’Ue ha dato ad Ankara quasi 5 miliardi di euro negli ultimi cinque anni, per noi non deve più ricevere un cent di fondo pre-allargamento”.
agenparl