Le prove balistiche degli indiani riguardano fucili che i marò non impiegano

beretta-fucili

Più che una squadra investigativa speciale, come quella pomposamente istituita a Kochi per indagare sui fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre , i poliziotti dello stato indiano del Kerala sembrano usciti dal film comico demenziale Scuola di polizia. Le indiscrezioni di stampa attribuite alla polizia hanno annunciato che  il rapporto del Forensic Sciences Laboratory avrebbe determinato che le armi che il 15 febbraio hanno ucciso i due pescatori del Saint Antony sarebbero due fucili Beretta ARX-160 in dotazione al reggimento San Marco e utilizzati proprio dai due militari imprigionati a Trivandrum.

Il responsabile del  dipartimento balistico del CSI del Kerala, N.G. Nisha, ha addirittura precisato che “dopo aver esaminato i proiettili recuperati dai cadaveri delle vittime abbiamo stabilito che sono compatibili con le rigature delle canne di due fucili” riferendosi sempre agli ARX-160. Fonti della Marina Militare hanno fatto però rilevare che quel tipo di fucile “non è in dotazione agli equipaggi imbarcati per le operazioni antipirateria”. I fucilieri del San Marco impegnati nei Nuclei di protezione marittima sui mercantili, inclusa la petroliera Enrica Lexie, dispongono di fucili Beretta AR 70/90 .

Si tratta di armi diverse per peso, forma e caratteristiche come si evince facilmente dalle immagini anche se utilizzano lo stesso tipo di munizioni calibro 5,56 millimetri. Gli incursori e i fucilieri di Marina hanno pochi esemplari del nuovo ARX -160 che impiegano per valutazioni e test anche in Afghanistan. Gli indiani hanno sequestrato a bordo della nave italiana sei fucili AR-70/90 e due mitragliatrici Minimi  ma nessun ARX-160.

C’è quindi da chiedersi ancora una volta quale affidabilità possano dare le indagini indiane con esperti balistici che non conoscono le armi che esaminano e che solo una settimana or sono lamentavano, sempre attraverso i media, di non trovare il fucile italiano che aveva ucciso i due pescatori. Ora si dicono certi di averlo trovato ma è un’arma inesistente sulla Enrica Lexie. Ancora una volta l’aspetto più inspiegabile non riguarda i fantozziani quanto arroganti inquirenti indiani ma il basso profilo mantenuto dal governo italiano che continua a parlare invano di giurisdizione di Roma sul caso invece di ridicolizzare le raffazzonate e lentissime indagini indiane.

PANORAMA

Gianandrea Gaiani ha seguito sul campo tutte le missioni militari italiane. Dirige Analisi Difesa