Milano: 102mila euro per la dieta dei profughi Sahrawi, 96mila per il moringa in Congo

pisapia

14 nov – La crisi economica sferza il Belpaese e giganti del benessere e della produttività – come Milano – rischiano di trasformarsi in nani del degrado. Anziani ridotti a mendicare, emarginati nudi in strada vicino alla stazione, tendopoli in pieno centro: l’ex citta da bere non ha più bicchieri. Ecco dunque che quando ti imbatti nei progetti internazionali finanziati dal Comune di Milano e trovi cifre importanti usate per scopi quanto meno procrastinabili, il dubbio che si faccia poco per ovviare – prima – alla povertà nostrana prende campo.

Un esempio? Palazzo Marino spende 96mila euro per valorizzare e far conoscere l’albero di moringa nella Repubblica Democratica del Congo, precisamente tra le famiglie di Tshimbulu e della zona rurale circostante.

In Algeria il Comune finanzia con 102mila euro il miglioramento della dieta dei profughi Sahrawi.

E ancora: 155mila euro per contribuire alla salvaguardia e alla valorizzazione di una specie autoctona di cacao naturale (cacao nacional sabor arriba) in Ecuador.

Per sostenere l’avvio della filiera della manioca e migliorare la sicurezza alimentare della popolazione della Contea di Juba nel Sudan la giunta spende 78mila euro.

Poi 150mila euro spesi per la valorizzazione delle specie autoctone del Rakhine con particolare riferimento alle specie di frutta tropicale e ortaggi nella Repubblica di Myanmar;

68mila euro per valorizzare la produzione del riso di mangrovia in Guinea.

Sono solo alcuni esempi del progetto Funzionari Senza Frontiere. Per carità, non è che le precedenti amministrazioni non abbiano investito risorse umane e finanziarie in iniziative simili, anzi. Il punto, su cui ci si potrebbe almeno interrogare, è quanto queste iniziative – in una situazione di crisi economica come quella che stiamo attraversando – siano utili e in che misura tolgano denaro che potrebbe essere riversato nella soluzione dei problemi cittadini: dalla disoccupazione alle persone bisognose. Soprattutto considerata la mole di rincari (Atm, Irpef, Tares, solo per citarne alcune) e di nuove tasse che ha investito i milanesi.

il giornale

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