9 nov – Perché spendere 258 euro quando se ne possono spendere 40 per lo stesso servizio? Domanda sciocca, che qualsiasi buon padre di famiglia (figura mitologica evocata spesso dal codice civile) nemmeno si porrebbe, facendo spallucce.
Ma nei Palazzi con la P maiuscola evidentemente di buoni padri di famiglia ce ne devono essere pochi. E quei pochi son lì che telefonano.
Già, parliamo di telefoni. Una voce di spesa non trascurabile per qualsiasi famiglia. E anche per il Parlamento italiano. Certo, è difficile orientarsi nella giungla di offerte all inclusive, tra scatti alla riposta, Adsl, canone, attivazione, chiamate su rete fissa o mobile. Ma di certo non ci vuole molto a trovare un piano tariffario migliore di quello che noi cittadini di fatto paghiamo ai nostri eletti. Prendete la Camera dei deputati: i 630 onorevoli si vedono riconoscere ogni anno 3.098 euro e 74 cent come rimborso per le spese telefoniche. In pratica 258,22 euro al mese. Che si sommano naturalmente a tutte le altre voci che fanno del parlamentare un lavoro decisamente ben pagato: indennità, diaria, rimborso spese, spese di trasporto e viaggio, assistenza sanitaria, assegno di fine mandato e vitalizio. E al Senato? Non esiste una voce specifica. Dal 2011 «i Senatori – si legge su Senato.it – ricevono un rimborso forfettario mensile di euro 1.650, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche».
Quindi possiamo basarci soltanto su qui 258 euro e passa che costituiscono la bolletta telefonica mensile dell’«on». Uno sproposito. I calcoli li ha fatti Adriana Santacroce, giornalista di Telenova, conduttrice della trasmissione Linea d’Ombra, che ieri ha twittato la sua proposta: se Montecitorio azzerasse quella voce forfettaria e stipulasse per ogni suo deputato un contratto all inclusive di 40 euro al mese – quanto paga la stessa giornalista – spenderebbe 480 euro all’anno. Con un risparmio rispetto al rimborso forfettario di 2.618,74 euro all’anno per deputato. Basta moltiplicare per i 630 deputati per scoprire un possibile risparmio di 1.649.806,20 euro. Soldi che invece ora finiscono per rimpinguare il già non magro stipendio dei deputati. E questo senza considerare che probabilmente se la presidente della Camera Laura Boldrini alzasse il telefono (appunto) e chiamasse i vari gestori proponendo la stipula di 630 contratti riuscirebbe a spuntare tariffe ancora più economiche di 40 euro/mese. E magari con tanto di cellulare in omaggio, che invece la Camera non fornisce ai suoi deputati.
La giornalista dell’emittente milanese non si è fermata a fare i conti. Ha scritto alla presidente della Camera Laura Boldrini, proponendo la sua semplice soluzione per un risparmio di un bel po’ di soldi pubblici. «La mail è stata spedita il 29 ottobre e non ho ancora ricevuto nessuna risposta», racconta la Santacroce. Fossimo in lei non ci preoccuperemmo: probabilmente la Boldrini sta confrontando le offerte su www.tariffe.it.