8 nov. – Scafista e stupratore. Il somalo di 24 anni accusato di essere uno degli organizzatori della traversata di migranti finita lo scorso 3 ottobre con il naufragio di Lampedusa e la morte di 366 persone e’ stato identificato dagli inquirenti dopo un tentativo di linciaggio all’interno del Cie di contrada Imbriacola 25 ottobre scorso.
Dopo l’episodio, i magistrati e gli investigatori dello Sco e delle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, sono volati a Lampedusa, per comprendere le ragioni che avevano portato al pestaggio di Mouhamud Elmi Muhidin.
Si scoprono cosi’, dal racconto di diversi immigrati, che Muhidin era “stato individuato da un gruppo di eritrei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre quale il capo di un gruppo di soggetti armati, probabilmente miliziani somali, che si era reso responsabile del loro sequestro nello scorso mese di luglio, mentre si trovavano in viaggio nel deserto dall’Eritrea alla Libia, in una zona tra il Sudan e la Libia stessa”. Con il somalo e’ stato fermato, per un altra vicenda, il palestinese Attour Abdalmemen, 37 anni. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo gli contesta il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in relazioni a uno sbarco di immigrati avvenuto il 15 ottobre, sempre a Lampedusa.
Come per il somalo, anche lo scafista palestinese e’ stato identificato dopo essere stato aggredito a da altri immigrati il 3 novembre all’interno del Cie di Lampedusa. “Gli immigrati -scrivono i magistrati nel decreto di fermo- in particolare sei cittadini siriani lo avevano riconosciuto quale trafficante di esseri umani e avevano pagato a lui il viaggio per l’Italia.
Sono racconti dell’orrore quelli raccolti dagli investigatori e dai magistrati dalla viva voce degli immigrati ospiti del Cie di Lampedusa, sull’indagine che ha portato all’arresto del miliziano somalo accusato di aver organizzato la traversata di migranti finita nel naufragio del 3 ottobre con la morte di 366 persone.
Parla Fanos Kba, 18 anni, nata in Eritrea: “Come ho gia’ dichiarato anch’io sono stata oggetto di violenza sessuale da parte di quest’uomo e dei suoi complici. Infatti una sera dopo essere stata allontanata dal mio gruppo sono stata costretta con la forza dal somalo e da due suoi uomini ad andare fuori, gli stessi dopo avermi buttata a terra e successivamente bloccata alle braccia ed alla bocca mi hanno buttato in testa della benzina provocandomi un forte bruciore al cuoio capelluto, alla pelle del viso ed infine agli occhi, successivamente, non contenti i tre a turno hanno abusato di me”. “Dopo circa un quarto d’ora e dopo essere stata picchiata -prosegue il verbale di Fanos Kba- sono stata riportata allinterno della stanza e li’ ho raccontato ai miei compagni di viaggio cio’ che mi era accaduto. Tutte e 20 le ragazze che sono state sequestrate sono state oggetto di violenza sessuale e che nel compiere l’atto i miei stupratori non hanno fatto uso di protezione non curanti neanche della mia giovane eta’, in quanto ancora vergine”.
La diciottenne prosegue: “All’interno della casa in questione dopo averci rinchiusi in una grande stanza ci prelevavano uno per uno e privandoci dei nostri effetti personali e utilizzavano il nostro telefono cellulare per chiamare i familiari e richiedere un riscatto per la nostra liberazione. Preciso che eravamo costretti a stare in piedi per tutta la giornata e che ci obbligavano a vedere i nostri compagni mentre venivano torturati con vari mezzi, tra cui manganelli, scariche elettriche alle piante dei piedi e nel peggiore dei casi per chi si ribellava gli stessi venivano legati con una corda collegata gli arti inferiori ed il collo, in modo che anche un minimo movimento creava un principio di soffocamento”.
Migranti rapiti e depredati, stupri di gruppo Sequestrati nel deserto della Libia e solo dopo il pagamento di un riscatto condotti sulla costa e quindi imbarcati dopo il versamento di un’ulteriore somma. Secondo gli inquirenti l’organizzazione lavorava secondo una schema ben preciso. I migranti venivano intercettati nel deserto e, sotto la minaccia di armi, venivano caricati su pick up e portati in un luogo di detenzione a Sebha, nel Sud della Libia. “Ciascuno di loro -hanno ricostruito i magistrati- doveva contattare i familiari all’estero e far versare su dei conti correnti, attraverso i circuiti di money transfer, una cifra tra i 3.300 e i 3.500 euro”.
A pagamento avvenuto i profughi venivano trasferiti sulla costa libica dove veniva preteso un’ulteriore pagamento di 1.000/1.500 dollari per il ‘biglietto’ della traversata.
Dopo il questo saldo, si attendeva di imbarcarsi su uno degli scafi in partenza verso le coste siciliane. I magistrati hanno raccolto il racconto di una ventina di ragazze che sono state violentate e stuprate. “E in alcune occasioni sono state offerte in dono -hanno detto gli inquirenti- a gruppi di paramilitari armati”.
Era previsto e si sapeva che arriveranno tutti i delinquenti dell’Africa. Con l’occasione molti stati africani potrebbero liberarsi dei delinquenti nelle loro carceri e mandarli tutti in Italia cone immigrati clandestini. I comunisti finalmente riuisciranno a affondare il nostro paese!
Carletto condivido con quello scritto, forse oserei modificare la frase affondare il nostro paese con riusciranno a sprofondare il nostro paese negli abissi in quanto già ci hanno affondato.