8 nov – Quando uno Stato decide di inserire nel suo ordinamento una qualsiasi forma di unione civile non può escluderne le coppie dello stesso sesso. Lo ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato la Grecia per aver limitato, con una legge del 2008, le unioni civili alle coppie di sesso differente. Per Strasburgo, le cui sentenze fanno giurisprudenza, Atene non ha “presentato alcuna ragione convincente che possa giustificare l’esclusione delle coppie dello stesso sesso da una legge sulle unioni civili”.
La sentenza emessa oggi, ha detto una fonte della Corte all’Ansa, “è molto importante perché stabilisce un altro parametro di non discriminazione nei confronti delle persone omosessuali che vale per tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa”. Nel condannare la Grecia i giudici di Strasburgo hanno stabilito che uno Stato membro non può addurre come ragione per escludere dalle unioni civili le coppie dello stesso sesso “la difesa del senso tradizionale della famiglia“. Un concetto che la Corte ha definito “piuttosto astratto” e che “può essere difeso attraverso una grande varietà di altre misure concrete”.
Allo stesso tempo i giudici hanno bocciato anche la tesi secondo cui questa legge serviva a proteggere i diritti dei bambini nati fuori dal matrimonio. I giudici notano innanzitutto che le unioni civili sono aperte anche a chi non ha figli e in secondo luogo che “la legge avrebbe potuto contenere delle parti espressamente dedicate ai figli nati fuori dal matrimonio estendendo allo stesso tempo anche alle coppie dello stesso sesso il diritto ad accedere alle unioni di fatto”.