BOLOGNA, 5 nov – Ammontano a quasi mezzo milione di euro, in totale, i rimborsi per ristoranti dei consiglieri regionali in 19 mesi, da giugno 2010 a dicembre 2011. Solo il Pdl fa segnalare la cifra di 220 mila euro, mentre il Pd arriva a 145 mila. Le cifre, riferita a pranzi e cene per lo più di rappresentanza, con simpatizzanti e militanti, emerge dai rendiconti al vaglio della Guardia di Finanza.
L’inchiesta è quella per peculato della Procura di Bologna, coordinata dai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e dell’aggiunto Valter Giovannini, che sta passando al setaccio i rimborsi di tutti i gruppi. Nel fascicolo risultano indagati i capigruppo che hanno firmato i rendiconti.
I RISTORANTI – Il Pdl (12 consiglieri) ha segnato 220.000 euro, il Pd (24 consiglieri) 145.000, la Lega Nord 53.000, il Movimento 5 Stelle 18.000 (due consiglieri), l’Udc 6.500.
GLI ALBERGHI – Per gli alberghi, invece, emerge tra l’altro che il Pd ha speso 17.000 euro, il Pdl 2.000, i 5 Stelle 1.100 euro, l’Udc 1.700. Tra queste voci a rimborso, risultano esserci anche i 1.100 euro di una ricevuta intestata all’ormai ex capogruppo Pd Marco Monari dall’hotel Dei Dogi di Venezia ad una persona per due notti, il 5 giugno 2011 (ma lui ha negato di aver effettuato la trasferta e chiesto il rimborso). Una cifra che sarebbe stata pagata in contanti e non avrebbe giustificativi. Sempre a Monari, a fine luglio, sono riferiti 800 euro di spesa per un soggiorno di due notti all’albergo La Bussola di Amalfi, a metà con un altro consigliere Pd, Roberto Montanari. Ed è proprio Montanari a far sapere che «ero a lavorare, era un’attività perfettamente consentita dalla legge. Era un seminario di area democratica».
M5S: «NEI CONTI ANCHE I PASTI DEI DIPENDENTI» – Arriva subito la reazione dei grillini. «Diciottomila euro per due consiglieri, considerando 21 giorni lavorativi al mese, fanno 21/22 euro a testa. Tutte spese riportate sul sito del Movimento. È la scoperta dell’acqua calda», dice il capogruppo Andrea Defranceschi, spiegando che in questa cifra rientrano anche i pasti di tutti i dipendenti del gruppo (tra 9 e 11) «con i quali mangiavamo o alla mensa o alla baracchina qui dietro o alla bocciofila. Non sono mai stato con i nostri dipendenti nè ad Amalfi nè a Venezia. E a parte due o tre trasferte, non ci sono cene, nè pazze, nè normali». (fonte: Ansa)