Perugia, 31 ott. – C’e’ il Dna di Amanda Knox e non quello di Meredith Kercher sul coltello sequestrato in casa di Raffaele Sollecito e che l’accusa ritiene sia l’arma del delitto commesso a Perugia nella notte tra il 1 e il 2 novembre 2007. E proprio l’assenza di tracce biologiche della vittima fa dire alle difese che quella non puo’ essere l’arma del delitto.
Si delinea gia’ la battaglia che avverra’ nell’aula della corte d’assise di appello di Firenze mercoledi’ prossimo, quando verranno discussi gli esiti della perizia eseguita dal maggiore Andrea Berti e dal capitano Filippo Barni del Ris dei carabinieri di Roma.
“La valutazione complessiva delle risultanze interpretative poste in essere – scrivono nelle conclusioni delle 91 pagine stilate e depositate oggi – consente di supportare in maniera estremamente significativa l’ipotesi che materiale genetico di Amanda Knox sia presente nella traccia I, e che, quindi, lei abbia contribuito, con proprio materiale biologico, alla traccia I”. In quella traccia, prelevata nella parte di lama vicina al manico, i periti hanno rilevato “la presenza di una quantita’ estremamente esigua di materiale genetico derivante dal contributo di uno o piu’ soggetti femminili che ha portato a ritenere il campione in analisi in condizioni analitiche complesse”. La fase successiva ha consentito di ottenere profili genetici “in gran parte sovrapponibili tra loro e, nel complesso, idonei per confronti”.
Per ogni soggetto indicato nell’incarico peritale stilato dalla corte d’assise di appello e’ stata, quindi, “effettuata la comparazione con gli esiti ottenuti dal campione ‘I'”. L’esito della comparazione, si legge nella perizia, “ha permesso di escludere l’ipotesi che materiale genetico di Meredith Kercher, Rudy Guede e Raffaele Sollecito sia presente nella traccia ‘I’ e che, quindi, tali soggetti possano aver contribuito, con proprio materiale biologico, alla traccia ‘I'”. Proprio l’assenza del Dna di Meredith e’ l’elemento che va maggiormente sottolineato, secondo l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Raffaele Sollecito insieme al collega Luca Maori.
“I risultati della perizia – sostiene Bongiorno – escludono in maniera categorica che il coltello sia l’arma del delitto. E’ l’ennesima dimostrazione – aggiunge – che non c’e’ nulla che leghi il delitto a Raffaele e Amanda, perche’ l’unico collegamento era l’arma delitto, ma questa perizia esclude che lo sia”. (AGI) .