29 OTT – Quello che ora e’ un rudere, dopo una ristrutturazione sbagliata negli anni passati, potrebbe diventare il nuovo museo greco-romano di Alessandria, grazie ad un progetto di ristrutturazione messo a punto dall’Universita’ della Tuscia che ha anche messo a punto un progetto di sviluppo dei siti archeologici di Saqqara e di Medinet Madi. Il progetto per il museo greco-romano e’ stato presentato nella citta’ egiziana in una cerimonia alla quale hanno preso parte il ministro per le Antichita’ Mohamed Aly, il governatore di Alessandria Tarek Abdel Tawab e l’ambasciatore d’Italia in Egitto Maurizio Massari, che nel corso della sua visita ha anche incontrato gli imprenditori italiani.
Il progetto, per il quale sono messi a disposizione circa 4 milioni di euro nell’ambito della terza tranche del programma di conversione del debito gestito dalla Cooperazione italiana punta alla riabilitazione di uno spazio museale fondato nel 1892 dall’archeologo italiano Giuseppe Botti e ormai chiuso da circa otto anni. Coprira’ una superficie di 10.000 metri quadri, prevedera’ uno spazio per l’esposizione permanente, uno per la ricerca scientifica e uno apposito per i bambini, ha spiegato il progettista Antonio Giammarusti.
“Questa e’ una giornata molto speciale. Abbiamo aspettato questo giorno per parecchio tempo ormai”, ha detto il ministro sottolineando che il museo “rappresenta lo spirito di Alessandria” e auspicando che il 2014 sia l’anno della sua ristrutturazione. “Faremo tutti gli sforzi possibili per riportare il museo ad Alessandria”, ha affermato Massari che ha avuto un colloquio col governatore ed ha incontrato un gruppo di imprenditori di aziende italiane che operano nella citta’ sul Mediterraneo. In queste occasioni e’ stato espresso rammarico per la prossima chiusura del consolato d’Italia nella citta’.
Massari ha spiegato che si tratta di una decisione assunta per motivi di bilancio ed ha assicurato che c’e’ piena consapevolezza dell’importanza di Alessandria e della presenza italiana ed ha sottolineato l’impegno perché questa presenza rimanga “molto forte”.(ANSAmed).
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