L’Italia sta andando per la giusta via – dice Obama – ma giusta… per chi?

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23 ott – Quando si vuole fare uscire tutto il sangue da un animale prima di ucciderlo, non gli si taglia l’arteria carotide, cioè la mandata del sangue al cervello, perché così morirebbe subito, il cuore si fermerebbe e il sangue non uscirebbe più. Gli si taglia invece la vena giugulare, ossia il ritorno del sangue dal cervello al cuore, in modo che il suo cuore continuerà a pulsare mandando sangue al cervello fino a che il sangue non sarà uscito tutto. E’ su questo principio, che funzionano il metodo ebraico detto kosher e quello islamico detto halal. E anche quello di Dracula, suppongo.

Ed è così che funziona la politica economica italiana, al servizio di interessi stranieri, da qualche decennio a questa parte: svuotare il Paese di tutta la sua linfa, ma lentamente, in modo che non “muoia”, ossia che non tracolli, interrompendo il deflusso; e che non soffra troppo, arrivando a ribellarsi. All’avvio dell’Euro, qualche anno di bassi tassi per la finanza pubblica, per gonfiare fabbisogno strutturale e debito, poi, di colpo, austerità e tassi alti (spread), per creare l’emergenza, imporre il presidenzialismo de facto e la “sospensione della democrazia” a tempo indeterminato.

Ma già con la riforma monetaria del 1981-83 e col Trattato di Maastricht era stata scardinata, senza tanti problemi di legalità e di osservanza delle forme, la prima parte della Costituzione, i principi fondamentali, iniziando dalla sovranità nazionale e dal primato del lavoro. Una volta fatto questo, tutto il resto è stato in discesa: un completamento, una conseguenza, un dovere… persino togliersi oltre 50 miliardi di Euro per darli ai banchieri che hanno speculato sui bonds di Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, affinché – poveri pescicani- non soffrano perdite. Darli a loro e pagarci sopra gli interessi (perché li abbiamo presi a prestito) –  anziché usarli per rilanciare innovazione e occupazione, e ridurre il cuneo fiscale, mentre milioni di italiani soffrono la fame e la perdita di una casa.

Svuotare il paese delle sue industrie pregiate, dei suoi capitali, dei suoi cervelli scientifici, tecnici e imprenditoriali, della sua capacità di formazione e ricerca. In favore della finanza apolide e del suo feudatario-kapò europeo, ossia la Germania, che, grazie a questa alleanza, sta oggi apparentemente riuscendo nel suo obiettivo storico di sottomettere tutta l’Europa, denn heute gehoert uns Euro und morgen die ganze Welt.Vedremo…

I numeri e i grafici confermano ormai senza ombra di dubbio che ciò è quanto avvenuto e sta avvenendo, soprattutto nel confronto tra Germania e Italia: pil, occupazione, flussi di capitale, investimenti, quote di mercato internazionale, qualità della scuola, prospettive per i giovani e per i pensionati… chi ha guadagnato e chi ha perso è un fatto, un fatto visibile. Le industrie e le banche italiane di pregio sono oramai quasi tutte in mano di capitalisti stranieri, primariamente tedeschi e francesi, così come molte aziende di servizi pubblici essenziali.

Blocco dei cambi, veto delle protezioni doganali, privatizzazione della gestione delle banche centrali, politiche di tagli e tasse: queste mosse hanno prodotto e continuano a produrre esattamente i risultati opposti a quelli promessi e per cui erano stati imposti, e come reazione a tali risultati quei medesimi principi vengono ora imposti con ancor maggiore assolutezza e irreversibilità. Il che dimostra che il vero fine per cui sono stati concepiti e imposti è molto diverso da quello dichiarato, probabilmente opposto, ossia di creare disperazione, paura, miseria, distruzione, la fine delle democrazie parlamentari, della responsabilità dei governanti verso i governati, della possibilità di un’opposizione e persino di un dissenso culturale, scientifico, giuridico.

Persino il FMI ha riconosciuto che, su 167 paesi che hanno applicato misure di risanamento e rilancio economici basati sulla c.d. Austerità (tagli e tasse), nessuno si è risanato e rilanciato, ma tutti sono peggiorati, soprattutto in quanto al pil e al rapporto debito pubblico/pil. Grecia, Spagna, Italia confermano questa regola empirica. I paesi che crescono sono quelli che non applicano questa ricetta e che mantengono il dominio della loro propria moneta: i Brics. La Russia ha superato l’Italia in fatto di pil ed ora l’Italia è nona, fuori dal G8.

In Italia, già si era visto che l’aumento dell’iva dal 20 al 21% fatto da Monti aveva prodotto, come previsto, non un aumento, bensì un calo del gettito iva, poiché aveva scoraggiato i consumi, la domanda aggregata, svolgendo quindi un effetto recessivo. Ebbene, il governo Letta, col pretesto di dover aumentare il gettito iva per non sforare il tetto del 3% del deficit pubblico, la ha ulteriormente alzata al 22%. Così produrrà un’ulteriore contrazione del gettito, della domanda aggregata, del pil. Il che è quello che vuole, quello per cui è stato voluto, così come il governo Monti.

I vent’anni di stagnazione e declino e delocalizzazioni ed emigrazioni, senza capacità di recupero, di questo Paese, nonostante i diversi cambi di maggioranze parlamentari e di inquilini del Quirinale, sono un aspetto di questo processo di lungo termine. Vent’anni inaugurati dal Britannia Party e da Mani Pulite.

A questo sono serviti l’architettura dell’UE, del mercato comune, dei parametri di convergenza, e soprattutto di quel sistema di blocco dei naturali aggiustamenti dei cambi monetari noto come Euro. A questo piano hanno lavorato molti governi e gli ultimi capi dello Stato. Ne ho parlato ampiamente nei miei ultimi tre saggi: Cimit€uro, Traditori al Governo, I Signori della Catastrofe (Arianna-Macro Edizioni).

E chi ha cooperato ad esso, non ha mai avuto problemi giudiziari e, se ne aveva, gli sono stati risolti. E sì che, con la faccenda del Britannia Party, e la successiva campagna di svendita di assets pubblici, vi era ben di che… altro che Ruby e diritti Mediaset! Qualche magistrato coraggioso, invero, ci provò, ma suoi colleghi più grossi lo dissuasero presto.

Però sospendete il giudizio morale e politico sugli attori di questo processo, almeno fino alla fine di questo articolo.

La legge finanziaria o di stabilità proposta da Letta per il 2014 e vigorosamente difesa da Napolitano è una legge halal, o kosher, se preferite: policy del dissanguamento lento e pacifico in favore dei Paesi e dei capitali dominanti. Si basa sui due pilastri della politica italiani degli ultimi decenni:

-mantenere la struttura di potere e consenso autoctona italiana, basata su una spesa pubblica clientelare spartitoria, ampiamente improduttiva e parassitaria, indispensabile per consentire alla casta di “mangiare” in proprio e di “foraggiare” i propri consensi e sostegni elettorali, affaristici e istituzionali; infatti la nuova legge finanziaria non rilancia i grandi investimenti, non riduce se non derisoriamente la pressione fiscale, non taglia minimamente le spese parassitarie, non attua minimamente i costi standard, mentre predispone clausole di salvaguardia che aumenteranno le tasse se il gettito fiscale e i risparmi previsti saranno insufficienti;

-mantenere il Paese nella sua condizione di sottomissione alla volontà e agli interessi della grande finanza apolide e del capitalismo imperialista di Berlino – volontà e interessi incarnati nella Commissione Europea, nel Consiglio Europeo, nella BCE, nel FMI; infatti non prevede alcun termine minimo di equità e alcuna indispensabile correzione dell’Eurosistema, che la Germania, la BCE e la UE debbano rispettare come condizione per la permanenza dell’Italia nell’Eurosistema stesso.

Questi due pilastri sono una sorta di patto: tu, casta italiana, aiutaci a estrarre tutto quello che c’è di buono per noi in Italia, e ad annientare la sua capacità di competere con me sui mercati; in cambio, noi ti lasceremo continuare a mangiare come sei abituata sulle spalle della cosa pubblica, dei lavoratori, dei risparmiatori – ma non troppo rapidamente e voracemente, altrimenti il Paese collassa o insorge, e ciò disturberebbe l’esecuzione del nostro piano. Naturalmente questa operazione deve apparire all’opinione pubblica come perfettamente legittima e democratica, perciò bisogna che tu, casta, metta insieme governi con ampie maggioranze parlamentari. Al resto, provvediamo noi. E non mettetevi strane idee: non vi sono alternative.

Che cosa può mai fare, per rilanciare un paese, un governo che non può permettersi, nemmeno per fronteggiare una tragedia nazionale, di ridurre gli sprechi e le mangerie di una partitocrazia-burocrazia ladra e incapace quanto trasversale? Noi abbiamo una classe politica, amministrativa e burocratica tecnicamente incompetente e selezionata, da decenni, solo per intercettare le risorse pubbliche. Perciò qualsiasi risorsa – tasse, lavoro, beni – si getti nella macchina statale, il risultato è e sarà sempre fallimentare, non porterà mai a un miglioramento: enormi quantità di tasse e contributi, versate per decenni nelle mani di questa classa dirigente, di questa casta, hanno prodotto solo peggioramenti per il paese (e arricchimenti per la casta). Dunque è inutile insistere con altri sacrifici. Questa è la principale ragione per la quale non vi è alcuna svolta e non vi sarà alcuna ripresa, ma solo l’ennesima promessa, in mala fede, dell’una e dell’altra.  Ma vi sono altre ragioni, notoriamente: l’Italia è inefficiente e sorpassata tecnologicamente e infrastrutturalmente (quindi rimane sempre più indietro rispetto ai paesi concorrenti); è sovraindebitata (quindi, per pagare gli interessi e l’eventuale  rimborso del capitale deve togliere più denaro dei paesi concorrenti dagli impieghi per lo sviluppo); è sovra-invecchiata e afflitta da disoccupazione e suboccupazione strutturali (quindi non vi sono abbastanza giovani lavoratori per pagare le pensioni e le cure dei vecchi). E l’Italia è sottomessa a potenze straniere che la condizionano e la limitano.

Già un quarantennio fa l’economista Nikolas Kaldor aveva anticipato che il risultato di un’unione monetaria europea, ossia del blocco degli aggiustamenti naturali dei cambi tra le valute europee, sarebbe stato di aumentare il vantaggio competitivo, ossia il plus di efficienza, dei paesi europei già più efficienti, a danno di quelli meno efficienti, facendo defluire industrie e capitali e lavoratori qualificati dai meno efficienti ai più efficienti. Un ventennio fa ribadivano questa previsione altri economisti famosi, come Paul Krugman e Wynne Godley. Tutti quelli che hanno architettato l’Euro, sapevano bene su che scogli era diretta la nave, molto meglio di quanto lo sapesse Schettino. Ma il loro scopo era appunto quello di far naufragare la nave.

Le previsioni si sono avverate e continuano ad avverarsi in modo conclamato e sempre più violento da almeno sette anni, ma non è stato introdotto alcun correttivo (ad es., un fisco federale tipo USA che compensi i deflussi e gli squilibri tra aree forti e aree deboli); al contrario, sono state inasprite le misure di squilibramento e sopraffazione; e dove qualche statista ha protestato o parlato di referendum sull’Euro – Berlusconi e Papandreou – è stato sostituito dalla Merkel.

En passant: la sostituzione di Berlusconi, l’appoggio alle politiche distruttive di Monti e alla finanziaria halal di Letta confermano la mia vecchia tesi che, dall’ordinamento internazionale vigente, il Quirinale, volente o nolente, viene usato come un organo di trasmissione alla politica italiana della volontà delle Potenze che dominano questo Paese. Per questo la sua immagine viene tanto esaltata e sacralizzata dai mass media: deve restare al di sopra di ogni sospetto, e soprattutto di quel sospetto. Siamo in una repubblica presidenziale… o pontificale?

L’Euro era quindi, sin dall’inizio, sin dal suo progetto – che molto deve anche ad architetti anche italiani – concepito per macellare l’Italia e altri paesi deboli in favore di Germania e altri paesi forti. Nel Newspeak, o Neolingua, dell’orwelliano 1984, si legge che “guerra” è “pace”, e il Ministero della Verità è quello dove le notizie e i documenti scritti del passato vengono modificati per confermare le previsioni e le dottrine del Partito. Analogamente, nella Neolingua comunitaria “sopraffazione” si dice “solidarietà” e “demolizione” si dice “risanamento” e la pratica dello svuotamento economico per via valutaria viene chiamata “misure di convergenza”.

La Francia, e, ancor più, il Regno Unito, vedono l’avanzata nei consensi elettorali di movimenti politici che partono dalla constatazione dei reali effetti dell’Euro, di Maastricht, di Lisbona, della burocrazia comunitaria; e che si propongono di porvi fine nell’interesse nazionale. Si tratta però di due paesi che, all’opposto dell’Italia, hanno conservato buona parte della loro sovranità nazionale, che hanno una classe politica e amministrativa abbastanza efficiente e non solo ladra, che hanno una identità nazionale radicata nella popolazione, e che soprattutto non sono composti da aree con bisogni divergenti in fatto di politiche economiche, finanziarie e monetarie (mi riferisco al Settentrione e al Meridione). Un paese che non funziona e non si riforma a causa della sua sbagliata composizione. Quindi non è probabile che in Italia possa aversi qualcosa di simile ai movimenti  francesi e britannici. Anzi, l’Italia si trova nella condizione di protettorato in cui è proprio perché è nata come entità politica messa insieme artificialmente, per volontà straniera, mediante conquiste militari, accozzando sistemi-paese e mentalità troppo diversi tra loro, che non si sono mai amalgamati.

Napolitano, che rimprovera ai critici del disegno di legge finanziaria  presentato da Letta di non tener conto dei vincoli internazionali cui l’Italia è sottoposta, sembra proprio alludere, un po’ lugubremente, alla condizione di protettorato o di sovranità zero in cui l’Italia si ritrova, oggi molto più di prima che fosse unificata 150 anni fa, e con la quale è da immaturi e da irresponsabili non fare i conti. L’unica realistica alternativa è l’emigrazione, e Monti ha talvolta alluso a ciò.

In un paese ancora oggi inebriato da ideologismi, giustizialismi, moralismi e buonismi, Napolitano si conferma un realista e un saggio disincantato, uno che conosce gli ordinamenti sociali e internazionali per quello che sono, ossia strutture di rapporti di forza, in cui democrazia e legalità e pluralismo servono solo miti adoperati per produrre consenso al sistema. Poiché gli italiani sono in questa condizione, bisogna farli obbedire e agire anche contro il loro interesse, onde risparmiare loro un male peggiore.

E bisogna evitare di divulgare inutilmente alla gente una consapevolezza che la renderebbe solo più infelice, più inquieta e più esposta alle violenze repressive destinate a seguire eventuali velleitari e impotenti tentativi di resistenza popolare.

Il messaggio opportuno e rassicurante da divulgare agli italiani, lo ha dettato il fiduciario dei grandi banchieri USA e del  Washington Consensus, Barack Obama, sorridendo compiaciuto a Letta in Tv: “Italy is going the right way”.

20.10.13  Marco Della Luna