Segretario regionale Bonaccini (Pd) a processo a Modena

bonacc20 ott – MODENA – Ha scelto il rito abbreviato Stefano Bonaccini, il segretario regionale del Pd e coordinatore nazionale della campagna di Matteo Renzi per la segreteria del Pd, accusato di abuso d’ufficio e turbativa d’asta nella gestione di un chiosco all’interno del parco Ferrari di Modena, ai tempi in cui era assessore della città. Questa mattina, presso il Tribunale di Modena, il giudice Eleonora Pirillo ha fissato l’udienza, che porterà a sentenza e che si terrà a porte chiuse, per il 29 novembre prossimo. Una settimana prima delle primarie per la scelta del segretario nazionale Pd, fissate per l’8 dicembre.

Secondo le accuse del pm Enrico Stefani, Bonaccini, negli anni in cui era assessore del Comune di Modena, insieme ai dirigenti del settore Patrimonio, entrò in modo illecito nelle procedure di affidamento di un chiosco bar posizionato nel parco più importante della città, all’epoca affidato ad Achiropita Mascaro, barista poi uccisa nel 2007 (omicidio per cui l’unico accusato è stato assolto con formula piena). Insieme al leader dei democratici emiliano-romagnoli, sempre con rito abbreviato, saranno giudicati anche Mario Scianti, storico dirigente del settore Patrimonio del Comune di Modena accusato come Bonaccini di abuso d’ufficio e turbativa d’asta, e l’assessore alla Sicurezza del Comune di Modena Antonino Marino, colpevole secondo il pm di abuso d’ufficio sempre nel caso del chiosco al Ferrari.

Decisione sospesa, invece, per gli altri tre imputati: Giulia Severi, altro dirigente comunale accusato di abuso d’ufficio nello stesso caso, ha chiesto invece la formula dell’interrogatorio. Severi sarà sentita il giorno dell’udienza e solo al termine della deposizione l’avvocato deciderà di quale rito avanzare richiesta. Anche gli altri due accusati, Massimiliano Bertoli e Claudio Brancucci, i due gestori di locali che entrarono in possesso del chiosco, secondo il pm Enrico Stefani, favoriti, appunto da illecite decisioni del Comune di Modena, si sono riservati di decidere nella prossima udienza che tipo di richiesta formalizzare.

Secondo l’impianto accusatorio del pm il chiosco al Ferrari di proprietà del Comune di Modena, all’epoca gestito dalla Mascaro, passò (negli anni in cui Stefano Bonaccini era assessore) nelle mani della società Sdps, con modalità non regolari. La società faceva riferimento ai due gestori di locali Bertoli e Brancucci, a quell’epoca noti a Modena per la gestione del pub Red Lions. Il Comune contestò alla donna nella primavera 2003 carenze nella gestione e per questo il contratto che le era stato assegnato con appalto venne annullato e il chiosco fu assegnato, poco tempo dopo, alla Sdps. La società negli anni successivi risultò a sua volta, per lungo tempo, inadempiente nei pagamenti, senza che questo comportasse la rescissione del contratto da parte del Comune di Modena.

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