Il Pdl contro la Santanché che ha dato del “traditore” a Napolitano

santanche20 ott – «In Italia ci sono dei traditori, il primo è il Pd perché è venuto meno ai patti. Poi c’è il presidente della Repubblica, che sta facendo il suo secondo mandato perché lo ha proposto Silvio Berlusconi ma la pacificazione di cui aveva parlato non c’è». Ospite di “L’arena” su Rai 1, Daniela Santanché prende di mira la carica più alta dello Stato.

La “pitonessa” senza giri di parole attacca direttamente il Colle, “colpevole” a suo dire di non aver mantenuto la parola data al Cavaliere: «Napolitano ha tradito – afferma – e non ritengo che fare il secondo mandato sia un sacrificio… Io l’ho votato ma oggi non lo voterei più perché la pacificazione promessa non c’è e ricordo che invece quando vuole il Presidente della Repubblica le strade le sa trovare… Ora deve mantenere la parola data – insiste Santanché – deve essere arbitro della Costituzione e non un giocatore». Dichiarazioni che scatenano una vera e propria bufera sulla pidiellina.

Insorge il Pd. Ma a prendere le distanze è il suo stesso partito, con una nota congiunta dei due capigruppo, Schifani e Brunetta. Ancor più netta la nota dei due capigruppo pidiellini: «Siamo certi che i parlamentari del Pdl non condividono le gravi affermazioni dell’onorevole Santanché nei confronti del presidente Napolitano. Le sue rimangono valutazioni personali e come tali vanno giudicate». «Già reputo che la nozione stessa di traditore in politica faccia parte di un repertorio staliniano non accettabile nei confronti di alcuno perché il dissenso nel dibattito politico all’interno dei partiti, e fra forze politiche diverse, deve rifuggire da queste demonizzazioni barbariche», afferma Fabrizio Cicchitto, che prosegue: «Con il presidente Napolitano poi è evidente che in una visione laica della politica si può essere d’accordo o in disaccordo sul merito, ma non condivido neanche lontanamente l’appellativo di traditore che Daniela Santanché gli ha rivolto».

Il ministro Lupi non nasconde il «dispiacere per le parole di Daniela Santanché sul Capo dello Stato. Definire Giorgio Napolitano un “traditore”, oltre che un’accusa senza alcun fondamento, è un linguaggio che non appartiene alla nostra tradizione politica. Attacchi scomposti alla sua persona e alla sua funzione sono ingiusti e anche dannosi per la situazione dalla quale il Paese sta faticosamente uscendo. E documentano, purtroppo, il tipo di partito che noi non vogliamo che il Popolo della libertà divenga». Ma Santanché non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro e, in serata, insiste: «Ribadisco quanto detto su Napolitano che non ritengo un insulto ma un giudizio politico, che rientra pienamente nella libertà che il mio ruolo di parlamentare della Repubblica mi concede, addirittura mi impone».