18 ott – La guardia di finanza ha arrestato il capo ufficio controlli della Direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro, Piero Micheli, con l’accusa di concussione e corruzione. Il dirigente avrebbe ottenuto “utilità” da un’azienda produttrice di mobili per ammorbidire i controlli su un’evasione da 50-60 milioni di euro. Nell’indagine risultato anche indagate altre sette persone, tra le quali due funzionari dell’Agenzia.
Con i due funzionari (uno dei quali nel frattempo è andato in pensione), Micheli avrebbe fatto in modo che gli accertamenti fiscali sulla ditta in questione, una grande impresa con sedi a Fermignano e Pesaro, finissero in fondo alla lista dei controlli da eseguire. Un meccanismo rodato, venuto alla luce quando il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Pesaro Urbino ha cominciato a indagare sulla evasione multimilionaria dell’azienda mobiliera. I reati ipotizzati dalla procura di Urbino, che coordina l’inchiesta, vanno dalla concussione alla corruzione, all’abuso d’ufficio e sottrazione di atti pubblici.
Venti le perquisizioni condotte nelle prime ore di questa mattina dalle Fiamme gialle, nell’ambito dell’operazione ribattezzata in codice “Fisco amico”. Il capo ufficio controlli delle Entrate è stato messo agli arresti domiciliari, mentre le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori episodi corruttivi analoghi. I benefici acquisiti dal funzionario infedele sarebbero “utilità di natura materiale” – acquisti agevolati, sconti, regali – ma non vere e proprie “mazzette” in denaro.