13 ott – L’Italia è ancora poco ‘moderna’ rispetto ai metodi contraccettivi, visto che, ad esempio, sceglie la pillola solo il 16,2% delle donne, e il Belpaese finisce al terz’ultimo posto in Europa per l’accesso alla contraccezione moderna. E’ uno dei dati del ”Barometer of women’s access to modern contraceptive choice in 10 EU Countries” presentato a giugno al Parlamento europeo e discusso oggi al congresso nazionale dei ginecologi (Sigo-Aogoi-Agui) in corso a Napoli. Il rapporto ci vede però al quinto posto per l’educazione sessuale tra i giovani, grazie anche al progetto ‘Scegli tu’, promosso dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia), che dal 2005 fornisce sostegno e supporto ai ragazzi.
Nella classifica europea al primo posto c’è la Germania (73%), seguita da Paesi Bassi (69%) e Francia (67%). In Italia la consapevolezza sulla disponibilità dei metodi contraccettivi moderni rimane, però, ancora molto bassa, e la pillola ”viene scelta nell’86% dei casi per la sicurezza” ma tra i suoi ”punti di forza” ci sono anche ”alta tollerabilità, ridottissimo impatto metabolico e totale reversibilità”, spiega Valeria Dubini, vicepresidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani, aggiungendo che bisogna far passare il messaggio che la contraccezione ormonale è ”amica della salute riproduttiva e alleata della salute della donna”.
Per migliorare l’accesso alla contraccezione moderna i ginecologi lanciano dal congresso un programma in 5 punti, per i quali chiedono ”il sostegno e il coinvolgimento delle Istituzioni’‘. Bisogna, spiegano il presidente Sigo Nicola Surico e Emilio Arisi, presidente della società di medicina italiana della contraccezione (Smic), perfezionare la formazione degli specialisti, già dall’università; introdurre l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole; migliorare i consultori (ce ne sono il 30% in meno di quanto previsto dalla legge e solo 1 su 4 vede la presenza di tutte le figure professionali necessarie); condividere un’Agenda della Salute per accompagnare le donne nelle diverse età della vita riproduttiva; migliorare l’assistenza post-partum e proseguire sulla strada intrapresa con il calo degli aborti.