Nuovo allarme del Fmi: “Italia a rischio, economia debole, debito alto”

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9 ott. – Nuovo allarme del Fondo monetario sull’Italia: le banche italiane “hanno resistito” alla crisi e alla prolungata recessione, ma restano rischi legati alla debolezza dell’economia e ai legami con il debito sovrano. Nell’area dell’euro, invece, “gli ulteriori progressi nella riduzione dell’eccesso di debito e nel rafforzamento dei bilanci bancari devono procedere mano nella mano con il rafforzamento dell’architettura finanziaria dell’Eurozona e il completamento dell’agenda dell’unione bancaria”.

L’esortazione e’ contenuta nel Rapporto sulla stabilita’ finanziaria globale del Fondo monetario internazionale, secondo cui “e’ necessario ripristinare la fiducia degli investitori nei bilanci delle banche e rafforzare i flussi di credito alle imprese sane”. Il Fondo promuove le politiche adottate per superare la crisi dei debiti sovrani che, afferma il Rapporto, “hanno rafforzato l’impegno collettivo per l’euro”. E tuttavia, non mancano di rilevare i tecnici di Washington, “mentre le condizioni della raccolta sono migliorate, la frammentazione finanziaria persiste, consentendo al circolo vizioso tra banche, debiti aziendali e debiti sovrani di continuare nelle economie sotto stress”.

Secondo il Fondo, “le banche che non sono in grado di raggiungere i requisiti di capitale richiesti attraverso i profitti trattenuti dovranno raccogliere capitale fresco sui mercati o tagliare i bilanci“. Nel periodo compreso tra il terzo trimestre 2011 e il secondo trimestre del 2013 il processo di ‘develeraging’ ha raggiunto i 2.500 miliardi di dollari su base lorda e circa 2.100 miliardi di dollari su base netta. “Circa il 40% della riduzione”, osserva il Fondo, “e’ avvenuta attraverso un taglio degli impieghi e il rimanente o tramite il ridimensionamento delle esposizioni ‘non core’ o attraverso la vendita di parte della loro attivita’”.

Per quanto riguarda l’Italia, lo studio osserva come proprio lo stress sul debito sovrano, la debolezza intrinseca del sistema bancario e il rischio di credito delle aziende siano “le principali forze dietro i piu’ alti tassi di interesse che si registrano sui piccoli prestiti in Spagna e in Italia“. Il Fondo rileva un circolo vizioso tra debolezza delle aziende e debolezza delle banche. “In generale”, scrivono i tecnici di Washington, “oltre i tre quarti del debito corporate in Portogallo e in Spagna e circa la meta’ in Italia e’ detenuto da aziende con un rapporto tra debito e patrimonio pari o superiore al 40%”. Di piu’: quasi il 50% del debito in Portogallo, il 40% in Spagna e il 30% in Italia e’ in mano a compagnie con un tasso di copertura inferiore a uno.

“Queste aziende”, commenta il Fondo, “non saranno in grado di ripagare i loro debiti nel medio termine a meno che non intervengano riducendo il debito stesso, i costi operativi o le spese in conto capitale”. Queste pressioni, insieme alla debolezza dell’economia, rileva ancora il Fondo, “hanno portato a un aumento di incagli e sofferenze, peggiorando la qualita’ degli attivi nei bilanci delle banche”. E gli istituti “hanno risposto all’aumentato rischio sui crediti alle aziende aumentando i tassi d’interesse, ridando il via al circolo”.