7 ott – Oltre ai 200 milioni di deficit e al miliardo di debito calcolati dall’agenzia di rating Fitch, sulle spalle dei cittadini romani grava l’incognita derivati. Si tratta dei contratti sottoscritti dal Campidoglio, tra gli altri, con Morgan Stanley, JP Morgan, Banca Opi (ora Biis), Dexia, Deutsche Bank e Ubs. Una vexata quaestio che, come un fiume carsico, è riaffiorata con prepotenza in questi ultimi scampoli di campagna elettorale. Sull’affaire, a quanto risulta a Linkiesta, sta continuando a indagare anche il Pm Paolo Ielo, che ha di fatto riaperto il caso dopo una prima ipotesi di chiusura delle indagini nell’agosto 2012.
A dare una sferzata, qualche giorno fa, ci ha pensato il candidato grillino Marcello De Vito, che non a caso ha improntato la campagna elettorale sulla poca trasparenza dell’amministrazione cittadina. Sottoponendo, questa la strategia, due istanze di accesso agli atti: una al sindaco e l’altra al commissario straordinario del debito, il manager tremontiano Massimo Varazzani. Entrambe mirate a far luce sui derivati stipulati dall’amministrazione Veltroni.
Nel corso di una conferenza stampa, ieri l’altro, De Vito ha snocciolato alcune cifre: i derivati pesano per 6 miliardi di euro sul debito comunale accertato dal commissario al momento dell’addio di Veltroni. «Alemanno ha deciso di rispondere alla nostra richiesta a fine campagna elettorale, dopo che l’abbiamo incalzato nel confronto tv», ha detto De Vito. Manca l’ulteriore documentazione in possesso del team di Varazzani, «che ci ha negato l’accesso agli atti ritenendoci “non legittimati”, così i cittadini romani non hanno il diritto di sapere come vengono spesi i loro soldi». Da quanto si apprende, Varazzani ha chiuso sette dei nove contratti complessivi con una spesa di 150 milioni di euro a carico del Comune (come peraltro si evince dalla Relazione di fine mandato). I cittadini, tuttavia, continuano a pagare la tristemente famosa «Veltroni Tax», ovvero l’addizionale Irpef lievitata proprio a servizio della gestione commissariale.
Lo studio dell’esposizione sui derivati è stato gestito dall’avvocato Alessandro Canali, attivista pentastellato e consulente legale per le battaglie del movimento capitolino. A Linkiesta spiega: «Quella di Veltroni è un’operazione da Guinness, la più grande in Italia». Per anni lo strumento dei derivati è stato un jolly nel taschino dei sindaci, che «ottenevano liquidità immediata da gestire senza i vincoli delle leggi di contabilità, magari per le spese correnti».
L’iniziativa grillina ha costretto Alemanno a rispondere con un comunicato ufficiale, nel quale il sindaco uscente osserva: «Abbiamo denunciato la questione derivati sin da subito», dice, «mandando una lettera alla Procura e alla Corte dei Conti, siamo contenti che il M5s contribuisca a far emergere questa realtà». «Il Pd ha fatto un buco da 6 miliardi e il Pdl l’ha coperto», incalza De Vito, che in caso di vittoria ha promesso: «Andremo a verificare i contratti e le responsabilità degli amministratori, dopodiché valuteremo se agire tramite il contenzioso». Guardando al Comune di Milano, che a fine 2012 è riuscito a recuperare 455 milioni di euro attraverso un accordo extragiudiziale con Deutsche Bank, Ubs, JP Morgan e Depfa Bank.
Eppure anche Veltroni passa tra i sacrificati. Nel 1989 rottanmaronoil vecchio ma saldo PCI perchè avevano fretta di fare carriera (come Renzi) . Ando’ bene a loro ma non ai comunisti e al popolo italiano che se li trovo’ in post impensabiliper le capacità che avevano….dei giullari e niente più, avevano la vocazione maggioritaria …a comandare …senza meriti.