Universitari: dietro il numero chiuso si celano interessi lobbistici e motivi ideologici

uduIl numero chiuso per l’accesso all’università è stato introdotto in Italia nel 1999 per le facoltà di Medicina, Veterinaria, Architettura e Scienza della formazione. In soli 14 anni la pratica si è diffusa a macchia d’olio in tutti gli atenei. I dati parlano chiaro: il 57% dei corsi è ormai a numero programmato. Il meccanismo da tempo suscita polemiche che puntualmente si rinvigoriscono a fine estate quando migliaia di giovani affrontano le prove di selezione. In prima fila nella battaglia contro il numero chiuso troviamo il sindacato studentesco, l’Unione degli universitari (Udu). Abbiamo sentito il coordinatore nazionale dell’organizzazione, Michele Orezzi, per fare il punto su questo aspetto della società italiana che viene spesso trascurato dall’opinione pubblica, pur avendo un forte impatto sulla vita degli studenti e quindi sul futuro del Paese.

Quale è il bilancio sui testi di amissione di quest’anno?
“Le cose sono andate peggio che negli anni scorsi e il caos che ci sarà nei ricorsi che andremo a fare sarà grande. Questo è dovuto al fatto che si è tentennato per mesi su cosa fare con il bonus maturità per poi toglierlo a test iniziati. Non è stata sicuramente una scelta intelligente da parte del governo”.

Per quanto riguarda invece la regolarità delle prove, cosa si può dire?
“Anche su questo fronte le cose non sono andate bene, basti pensare che per la prima volta sono state annullate intere graduatorie del test di ingresso. E’ successo a Parma e Pavia per le triennali sanitarie perché era stata sbagliata la somministrazione della prova. Ma questo è solo un esempio di tutta una serie di scorrettezze che abbiamo segnalato e denunciato”.

Notoriamente la vostra organizzazione è contraria al numero chiuso. Perché?
“Perché siamo convinti che la selezione universitaria debba avvenire lungo il percorso di studi ovvero attraverso il superamento degli esami. Uno studente non può essere valutato in maniera preventiva. A questa opposizione di principio si aggiunge poi il fatto che il test di ingresso, per come è organizzato, rappresenta una modalità di selezione iniqua. Le prove vengono somministrate in maniera erronea con domande discutibili che non possono selezionare il merito degli studenti”.

I fautori del numero chiuso sostengono che esso garantisce un miglior funzionamento del sistema e standard di formazione più elevati e in linea con l’Europa.
“Per essere in linea con l’Europa le cose da fare sono altre. L’Italia è il paese che ha il numero dei laureati più basso e proprio l’Ue ci ha chiesto di raddoppiare il numero entro il 2020. Ma paradossalmente, nonostante tutti sappiano questa cosa, i corsi a numero programmato sono aumentati ed oggi rappresentano ormai il 57% del totale”.

Negli altri paesi europei esiste il numero chiuso? Come sono organizzati?
“Sono organizzati in modo molto differente. In Francia per esempio il numero chiuso esiste solo per medicina e viene fissato a partire dal secondo anno in modo che la selezione avvenga sulla base dei risultati ottenuti all’inizio del percorso accademico. Ma le vere differenze tra noi e gli altri paesi sono altre”.

Quali sono?
“In primo luogo le risorse destinate allo studio. Per esempio, Francia e Germania dopo l’arrivo della crisi hanno deciso di investire in maniera ancora più massiccia nel welfare studentesco. In entrambi questi paesi si investe più di 2 miliardi l’anno solo per il diritto allo studio e le politiche giovani. In Italia dopo il taglio della Gelmini le risorse per il diritto allo studio sono inferiori ai 20 milioni di euro l’anno”.

Chi spinge per avere il numero chiuso?
“In primo luogo è un coperchio che nasconde una pentola di interessi enorme. Intorno al numero chiuso è nato un grosso business per la preparazione al test di ingresso. Per non parlare poi delle società che aiutano gli studenti ad aggirare il sistema per esempio facendoli studiare all’estero il primo anno per poi farli rientrare in Italia il secondo. A tutto questo si aggiungono le motivazioni ideologiche di una determinata parte politica che pensa che l’università debba rimanere una cosa d’elite e che la cultura e l’istruzione debbano rimanere sotto chiave per un migliore controllo del popolo”.

Da chi è composto il fronte che sta lottando per l’abolizione del numero progammato in Italia? Chi vi sta supportano in questa battaglia?
“In linea di massima l’università di massa dovrebbe essere una battaglia che appartiene più alla sinistra che alla destra ma la realtà è che chi si oppone al numero chiuso non è racchiuso in un unico schieramento politico. Per esempio anche la Lega Nord più volte si espressa a favore dell’eliminazione di qualsiasi sbarramento. Ma più che dalla classe politica la battaglia per il libero accesso viene condotta dalle famiglie degli studenti e dalle associazioni studentesche come la nostra”.
01 ottobre 2013

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