Il governo della Serbia ha vietato per il terzo anno consecutivo a Belgrado il Gay Pride chiamando in causa il rischio di disordini creati da attivisti di destra, ma adesso rischia la condanna dell’Ue ormai a poche settimane dell’inizio dei negoziati di adesione.
L’ultimo Gay Pride, nel marzo 2010, scateno’ nella capitale una giornata di rivolta della destra nazionalista. Gli ambasciatori occidentali avevano fatto pressione perche’ quest’anno l’evento, considerato un banco di prova per il Paese balcanico in nome della tutela di tolleranza e della diversita’, si tenesse, ma dopo una riunione di tre ore tra le autorita’ e le forze di sicurezza, il premier Ivica Dacic, non ha dato il ‘via libera’. “Non e’ la capitolazione ai teppisti”, ha tuttavia assicurato. “C’era chiaramente qualcuno – ha spiegato il premier – che riteneva che per motivi politici, soprattutto l’integrazione Ue, era bene che la parata si tenesse, ma cosa accadrebbe se morisse qualcuno?”.
La Chiesa Ortodossa Serba si era chiaramente espressa contro la marcia. L’organizzatore del Gay Pride, Goran Miletic, ha detto che la decisione dimostra che la Serbia non rispetta i diritti umani di base .
27 set. 2013