I magistrati di Palermo insistono: “Sentire Napolitano come teste”

napo26 Settembre 2013 – Il pubblico ministero Nino Di Matteo ha ribadito in aula, davanti alla Corte di assise che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia, la necessità di citare a deporre come teste il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il nome del Capo dello Stato era già nella lista dei testimoni depositata ai giudici. Nella lunga illustrazione delle richieste di prova, il magistrato ha precisato che il Capo dello Stato dovrebbe in particolare riferire sui contenuti di una lettera che il suo consulente giuridico, Loris D’Ambrosio, morto l’anno scorso, inviò il 18 giugno del 2012.

I timori di D’Ambrosio
Nella missiva, D’Ambrosio esprimeva il timore di essere stato usato “come l’ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo di indicibili accordi”, facendo riferimento a fatti accaduti tra il 1989 e il 1993. Secondo i magistrati, sentire Napolitano è l’unica possibilità per approfondire i timori di D’Ambrosio. Sulla richiesta del pm e su tutte le istanze di ammissione delle prove fatte dalla Procura dovrà pronunciarsi ora la Corte.