Immigrati: il papa punta il dito contro rifiuto e discriminazione

papa24 sett –  in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, in programma il 19 gennaio 2014, il Pontefice punta il dito contro “il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte. A destare preoccupazione – scrive nel messaggio – sono soprattutto le situazioni in cui la migrazione non è solo forzata, ma addirittura realizzata attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù”. Da qui la denuncia del Papa: “Il ‘lavoro schiavo’ oggi è moneta corrente! Tuttavia, nonostante i problemi, i rischi e le difficoltà da affrontare, ciò che più anima tanti migranti e rifugiati è il binomio fiducia e speranza; essi portano nel cuore il desiderio di un futuro migliore non solo per se stessi, ma anche per le proprie famiglie e per le persone care”.

Non tutto è perduto, la speranza deve sempre rimanere accesa, avverte il Papa, perché è possibile costruire ‘un mondo migliore’. “Questa espressione – sottolinea – non allude ingenuamente a concezioni astratte o a mete irraggiungibili, ma orienta piuttosto alla ricerca di uno sviluppo autentico e integrale, a operare perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti, perché trovino giuste risposte le esigenze delle persone e delle famiglie, perché sia rispettata, custodita e coltivata la creazione che Dio ci ha donato”.

Bergoglio indica la strada “verso un mondo migliore”: “Se da una parte le migrazioni denunciano spesso carenze e lacune degli Stati e della Comunità internazionale, dall’altra rivelano anche l’aspirazione dell’umanità a vivere l’unità nel rispetto delle differenze, l’accoglienza e l’ospitalità che permettano l’equa condivisione dei beni della terra, la tutela e la promozione della dignità e della dignità di ogni essere umano”. “Ogni persona, del resto – evidenzia il Papa – appartiene all’umanità e condivide la speranza di un futuro migliore con l’intera famiglia dei popoli”.

Il mondo può migliorare soltanto se “l’attenzione primaria è rivolta alla persona, se la promozione è integrale in tutte le sue dimensioni, se non viene trascurato nessuno, compresi i poveri, i malati, i carcerati, i bisognosi, i forestieri”. Un mondo migliore è possibile soltanto, rimarca Francesco, “se si è capaci di passare da una cultura dello scarto a una cultura dell’incontro e dell’accoglienza”.

“Migranti e rifugiati non sono pedine nello scacchiere dell’umanità – avverte Bergoglio – Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandionare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più”.

Secondo Papa Francesco l’emergenza immigrati va gestita e affrontata “in modo nuovo, equo ed efficace che esige anzitutto una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione”. E invita alla “collaborazione a vari livelli, con l’adozione corale degli strumenti normativi che tutelino e promuovano la persona umana”. Questa collaborazione dovrebbe essere finalizzata prima di tutto a “creare migliori condizioni economiche e sociali in patria, di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana. Creare opportunità di lavoro nelle economie locali eviterà la separazione delle famiglie e garantirà condizioni di stabilità e di serenità ai singoli e alle collettività”.

Il Papa lancia poi un appello ai media e invita a mettere uno stop all’atteggiamento di “sospetto e ostilità” che spesso si ha nei confronti dell’immigrato. “Non di rado – denuncia Bergoglio – l’arrivo di migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità. Nasce la paura che si producano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si corra il rischio di perdere identità e cultura, che si alimenti la concorrenza sul mercato di lavoro o, addirittura, che si introducano nuovi fattori di criminalità”.

Occorre, ammonisce il Papa, “superare pregiudizi e precomprensioni”. Da qui l’appello ai media che “in questo campo hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più”. Ecco perché, avverte Bergoglio, deve cambiare anche “l’atteggiamento” nei loro confronti: “dalla difesa e dalla paura, dal disinteresse all’emarginazione che corrisponde proprio alla ‘cultura dello scarto’ – ad un atteggiamento che abbia alla base la ‘cultura dell’incontro'”.

Francesco ricorda poi che anche la Santa Famiglia di Nazaret ha sperimentato che cosa significhi lasciare la propria terra ed essere migranti. “Penso – ha detto – a come anche la Santa Famiglia di Nazaret abbia vissuto l’esperienza del rifiuto all’inizio del suo cammino, ma il cuore materno di Maria e il cuore premuroso di Giuseppe, custode della Santa Famiglia, hanno conservato sempre la fiducia che Dio mai abbandona”. Da qui l’esortazione del Papa: “Sia sempre salda nel cuore del migrante e del rifugiato questa stessa certezza”.

“Le migrazioni – osserva ancora il Papa – possono fare nascere possibilità di nuova evangelizzazione, aprire spazi alla crescita di una nuova umanità preannunciata nel mistero pasquale: una umanità per cui ogni terra straniera è patria e ogni patria è terra straniera”.