20 set – ”Abbiamo votato no alla legge sull’omofobia perche’ ad un certo punto del dibattito parlamentare il Partito democratico ha cambiato atteggiamento, per arrivare a una legge di bandiera, una legge identitaria, ideologica, diretta non a tutti i cittadini ma ai propri elettori. Al Pd non importa che agli italiani arrivi un messaggio chiaro e unanime contro gli atteggiamenti omofobi, importa solo rivendicare il proprio ruolo”.
Lo afferma in una nota Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl. ”Prima che il provvedimento riprendesse il suo cammino in Aula, l’accordo e’ saltato sull’ emendamento, a firma Verini (Pd), che nella sua seconda parte estende ai reati di omofobia le aggravanti previste dalla legge Mancino del ’93, adottata in origine contro i reati di discriminazione e violenza anche razzista (e non le aggravanti generiche di cui all’art. 61 codice penale, che avrebbe eventualmente trovato anche l’assenso del Pdl) – aggiunge Brunetta -.
Il Pd non ha ritenuto nemmeno accoglibile la proposta di accordo da noi formulata sull’aggravante a carattere generale nell’ambito dell’art. 61 del codice penale. In poche parole, dopo aver raggiunto delle intese, il Pd non le ha rispettate”. ”L’emendamento Verini ha ricevuto nella sua interezza il sostegno dell’onorevole Scalfarotto, relatore per il Pd. L’onorevole Leone, relatore del Pdl, invece, pur favorevole alla prima parte dell’emendamento, che espressamente prevede il principio secondo cui non costituiscono discriminazione, ne’ istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purche’ non istighino all’odio o alla violenza, ne’ le condotte conformi al diritto vigente, si e’ dimesso perche’ fermamente contrario alla seconda parte dell’emendamento, introduttiva dell’aggravante Mancino – sottolinea il capogruppo del Pdl -.
In Aula, in coerenza con i nostri principi, non abbiamo certamente negato la necessita’ di apprestare una tutela a categorie deboli, ma abbiamo tenacemente difeso l’uso di corretti strumenti giuridici, conformi alla Costituzione ed al diritto. Non si possono sfasciare le norme in nome di un’ideologia. Basti riflettere sul dato che applicando la nuova aggravante ogni reato che riguardi le diversita’ sessuali sara’ procedibile d’ufficio, compresa, per esempio, la diffamazione. A tale obbrobrio giuridico il Senato dovra’ porre immediato rimedio”.