20 set. – Centinaia di ragazze tunisine vengono inviate in Siria per la ‘jihad del sesso’, offrire cioe’ conforto sessuali ai ribelli islamici al fronte, e spesso tornano in patria incinte. Lo ha denunciato il ministro dell’Interno tunisino, Lofti ben Jeddou. “Hanno rapporti sessuali anche con 20, 30, 100 militanti”, ha riferito parlando all’Assemblea costituente nazionale.
La ‘jihad del sesso’ e’ considerata una forma di guerra santa legittima da alcune frange salafite che incoraggiano le donne ad avere rapporti con i militanti islamici. Ben Jeddou ha ricordato che da marzo il governo ha vietato a 6.000 giovani tunisini l’ingresso in Siria e ha arrestato 86 persone sospettate di aver organizzato “reti” per la ‘jihad del sesso’.
Secondo i media locali sono migliaia i tunisini che negli ultimi 15 anni sono partiti per la jihad verso l’Afghanistan, l’Iraq e la Siria, spesso passando per la Turchia o la Libia.
Le ragazze vengono reclutate dai salafiti nelle zone piu’ povere della Tunisia, quelle rurali o popolari, e inviate in Siria. Da queste unioni nascono figli che resteranno illegittimi perché nati fuori dal matrimonio e che non verranno mai riconosciuti dai padri. Che, sempre, saranno bollati con una ‘X’.
La nuova forma del Jihad sessuale non è altro che una prostituzione ”legittimata” degli estremisti religiosi in nome della ”guerra santa”, come fa notare la stampa tunisina. ”Queste ragazze vengono per la maggior parte da quartieri popolari delle periferie delle grandi citta’ o vengono reclutate da associazioni pseudo caritatevoli o cosidette religiose islamiche per soddisfare le pulsioni sessuali dei jihadisti in Siria”, scrive il sito tunisino ‘Kapitalis’, che si interroga su come le autorita’ debbano relazionarsi rispetto ai figli nati da queste unioni.
‘‘Il numero delle tunisine e delle somale inviate in Siria è impressionante”, denuncia l’avvocato Badis Koubakji, presidente dell’associazione di soccorso ai tunisini all’estero, citato da ‘Assabah News’.