18 sett – I 22 membri del cda della Bcc di Capaccio sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Salerno per aver applicato presunti tassi da usura. Con questa accusa sono comparsi davanti alla prima sezione penale il presidente e tutti i componenti del consiglio che si sono succeduti dal 1996 al 2002. (…) (…) Il pm contesta alla banca di aver ricevuto senza titolo un importo complessivo di poche migliaia di euro dal 1997 al 2009, applicando però interessi sugli interessi maturati in precedenza. Cifre che sembrano basse, ma con tassi di interesse che avrebbero superato mediamente il 60% e in alcuni trimestri raggiunto picchi del 3mila e del 19mila%. L’ origine della vicenda risale agli anni ’80, quando viene aperto il primo conto corrente da Pasquale Carucci, il titolare di una gioielleria di un paese vicino a Salerno. Nel 1992 ne viene aperto un secondo conto che resta in vita fino al 2002.
Nel 1993 viene concesso al titolare un mutuo chirografario di circa 30 milioni di lire, nel 1995 un secondo di 60 mesi da circa 100 milioni e nel 1999 un terzo da 90 milioni della durata di 120 mesi. Contro questo debito, che i piccoli imprenditori non saldano, la Bcc fa ricorso nel 2009 per ottenere una ingiunzione al pagamento. I gioiellieri per difendersi chiedono alla banca i dettagli sull’ esposizione. Da questi emergono circa 50 mila euro di interessi. I Carucci ottengono a loro volta l’ ok dal tribunale per una perizia. Risultati di parte? Dai documenti si evince a quel punto che i Carucci sono creditori della banca di 31mila euro per un conto corrente e di circa 36mila per l’ altro – cifre guadagnate dalla banca con i presunti tassi da usura. Facendo i conti salta fuori, infatti, il superamento della soglia d’ usura e che – secondo l’ accusa – quello che doveva essere un mutuo fondiario è invece servito per appianare i debiti di conto corrente.
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