10 sett – “È pura utopia credere di poter assegnare le case popolari ai rom visto che abbiamo cittadini italiani e stranieri in lista d’attesa da anni. Per questo ritengo che la richiesta avanzata dall’Associazione 21 Luglio e da Arci Solidarietà Onlus nel documento congiunto presentato quest’oggi all’amministrazione di Roma Capitale sia del tutto fuori luogo”. A dichiararlo in una nota è il vice presidente dell’Assemblea capitolina, Giordano Tredicine. “Questo ovviamente – si legge nel comunicato – non significa escludere dal Piano casa i rom e i sinti che ne abbiano i requisiti, ma non è neanche lontanamente pensabile che il concetto di accoglienza, pilastro imprescindibile di qualsiasi paese civile, venga distorto in questo modo, dando agli ospiti canali preferenziali rispetto ai padroni di casa.
A fronte, infatti, di 50.000 famiglie romane in lista da attesa da dieci anni per un alloggio, credo non ci debbano essere dubbi da parte di nessuno su chi abbia la precedenza. Nel documento si legge inoltre che ‘negli ultimi anni le strategie dell’amministrazione capitolina in merito a rom e sinti hanno alimentato l’intolleranza dei cittadini romani residenti nelle aree dei campi, che percepiscono la loro presenza come ingombrante e minacciosa’. Come a dire – sottolinea Tredicine – che la colpa di questo sentimento generatosi nella popolazione non è del degrado, del lezzo dei copertoni bruciati a ridosso delle abitazioni o dei furti commessi ogni giorno da ragazzini avviati sin dalla tenerissima età sulla strada del crimine, ma dell’amministrazione precedente che ha contrastato i suddetti fenomeni.
Affermazioni del genere sono talmente assurde che non meriterebbero neanche di essere commentate. Ritengo invece che senza legalità l’integrazione invocata da 21 Luglio e Arci sia impossibile. La popolazione nomade – incalza il vice presidente dell’Assemblea capitolina – deve capire che le regole vanno rispettate perché altrimenti qualsiasi inserimento nel tessuto sociale cittadino risulta inattuabile. Non so se anche per queste associazioni ‘integrazione’ significhi innanzi tutto rispettare le leggi del paese ospitante o si riduca invece a pretendere una casa, saltando la fila, solo perché appartenenti ad una determinata etnia. Non sarebbe infatti anche questo un atto di discriminazione nei confronti degli stessi rom oltre che dei romani? O per 21 Luglio e Arci – conclude – si tratta di discriminazione solo quando conviene?”.
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Ormai gli stranieri siamo diventati noi nella ns. terra….