5 sett – Le comunità cristiane di Kathmandu sono costrette a seppellire i propri defunti altrove. Lo riferiscono fonti locali ad AsiaNews, spiegando che “da quando il governo ha vietato la realizzazione di un cimitero nelle vicinanze del santuario indù di Pashupatinath, i cristiani e le minoranze confessionali del Paese devono eseguire i propri riti funebri nelle foreste, vicino ai fiumi, lontano dai centri abitati e dal controllo degli induisti radicali”.
Due anni fa, le autorità della città hanno deciso di “preservare” il tempio indù di Pashupatinath dalla presenza di altre religioni, impedendo ai nepalesi appartenenti ad altri gruppi confessionali di svolgere i propri riti funebri in prossimità del santuario. “La direttiva è stata assunta per preservare la sacralità del suolo indù – ha spiegato Sushil Nahata, membro del Pashupati Area Development Trust (PADT) – in alcune aree i cimiteri si stavano espandendo in modo sregolato, è una responsabilità del governo assicurare che ai cristiani siano affidate aree definite e separate”.
A seguito del provvedimento governativo, le minoranze confessionali della valle di Kathmandu si sono trovate costrette a seppellire i propri defunti in luoghi nascosti; lontano dai centri abitati e dal rischio di profanazione da parte di alcuni gruppi indù.
Tra l’aprile e il maggio del 2011, uno sciopero della fame indetto dalla comunità cristiana e protrattosi per 39 giorni nella capitale, ha portato alla costituzione di un comitato di 16 membri incaricato di risolvere la controversia. A tale comitato, assieme ai maggiori leader cristiani, hanno aderito anche il ministro per la Pace e la Riconciliazione, il ministro della Cultura e il ministro del Turismo. Tuttavia, a dispetto della pressione esercitata dalla minoranza religiosa, le autorità di Kathmandu hanno sempre preferito prendere tempo o concedere timide aperture.
Il ministro della Cultura, Ram Kumar Shreshatha, ha garantito che “il governo è molto vicino all’assegnare un terreno di sepoltura alla comunità cristiana”; ma anche quest’anno la data di scadenza promessa dal comitato è decaduta senza alcuna conquista effettiva. C.B. Gahatrai, manifestando una timida speranza per i mesi a venire, spiega che “se le promesse si dimostreranno false, i cristiani (che in Nepal costituiscono l’1.4% della popolazione) saranno costretti a lanciare una nuova ondata di proteste su scala nazionale”.
Fonte asianews