31 ago – VENEZIA. Far scomparire dai moduli del Comune parole come “padre “ e “madre” e sostituirli con “genitore 1” e “genitore 2”. Dare consistenza la più ampia al concetto di “coppie di fatto” chiarendo nei regolamenti comunali – ad esempio quello per le graduatorie di nidi e scuole dell’infanzia – che si tratta anche di famiglie omosessuali i cui figli hanno diritto a punteggi (per reddito, lavoro, fratelli) tanto quelli delle coppie eterosessuali. Così come nelle graduatorie per le case. E poi libri nelle biblioteche scolastiche e civiche che raccontino, sin dai tre anni le differenze che s’incontrano nella vita, «che non inducono a comportamenti, ma che chiedono pari dignità».
Sono alcuni dei primi provvedimenti che assumerà Camilla Seibezzi, consigliera della lista In Comune, presidente della commisisone Cultura e ora delegata del sindaco ai Diritti civili, Politiche contro le discriminazioni e Cultura Lgbtq (lesbian gay bisex transender e queer). «Le parole sono importanti perché diventano prassi e entrano nella vita di tutti i giorni», spiega, «abbattere gli stereotipi e valorizzare i diritti civili si può e per farlo è necessario cominciare dal basso, con azioni politiche che incidano sulla pratica quotidiana». Non solo dei diritti di «tutte le perone, indipendentemente dalle loro preferenze sessuali e affettive» omosessuali – come per altro ricorda in italiano e in inglese lo stendardo rosa che appare sulla facciata diCa’Farsetti – si occuperà Seibezzi, ma di «azioni concrete con cui “decostruire” gli stereotipi di genere, di etnia, di religione, di orientamento affettivo e sessuale, delle persone con disagio mentale e, non per ultima, la più grande discriminazione presente in Italia oggi, ovvero il fatto che sia uno degli ultimi Paesi in Europa in termini di mobilità sociale, a dispetto di studio e merito. L’importante è agire sulla base di laicità scientifica e non di opinionismo: per questo intendo lavorare con le università, il Master europeo in Diritti umani del Lido di Venezia, in modo che il Comune si possa anche interfacciare con realtà nazionali e internazionali che operano nel campo dei diritti civili».
Interventi concreti sui regolamenti, workshop per i bambini, convegni, prassi, presto l’obiettivo un sito internet e uno spazio fisico, che possa essere punto di riferimento. Per quest’anno, Seibezzi può contare su un budget di 40 mila euro («Non un euro per me», ride) che dovrebbero diventare 120 mila nel 2014. Accanto a lei, il delegato al Lavoro Sebastiano Bonzio (Federazione della sinistra) che ha ricordato il suo recente emendamento al Bilancio con il quale è stato introdotto il diritto al subingresso nell’affitto di una casa pubblica al compagno o la compagna convivente del titolare, per tutte le coppie di fatto, omosessuali incluse.
Fonte: la Nuova Venezia
Ma quest’ignorante lo sa che la parola figlio deriva etimologicamente, tra l’altro, dal greco antico “generato”? Quindi, secondo questa logica sinistra, chi mette al mondo una persona, sperando adesso che non lo chiamino indistintamente individuo, dovrebbe essere indicato come genitore 1 o 2? E se il nascituro non è frutto di nessuno dei due ma di un 3 o di un 4, cosa si dovrà scrivere negli atti anagrafici: tizio, figlio di 1, 2 e 3 oppure di 1, 2 e 4? Ma per favore! Fatele una sonora pernacchia, quando la incontrerete per strada! È quello che si merita, lei e tutti i pervertiti di questo sfortunato Paese.