Alla cortese attenzione del Direttore Armando Manocchia.
Gentile Direttore,
pare proprio che l’attuale legge elettorale, comunemente indicata come “Porcellum”, abbia un basso indice di gradimento e la si voglia sostituire con qualche cosa di meglio. Qui sta il problema, perché al peggio non c’è mai fine e quindi non esiste la certezza che eliminando tale obbrobrio giuridico si possa giungere a un sistema meno distorto. In base al “Porcellum”, chi ottiene la maggioranza relativa dei consensi acquisisce la maggioranza assoluta dei deputati, per l’esattezza 340 deputati su 617 alla Camera, corrispondente a una percentuale del 55,1% (altri 13 seggi dei 630 totali sono invece assegnati con criterio differente). Un meccanismo elettorale di questo tipo era già stato sperimentato in Italia. La legge n. 2444 del 1923, che –per la cronaca- spianò la strada al totalitarismo fascista nel nostro Paese, prevedeva che il partito che avesse conseguito più voti, ossia la maggioranza relativa dei voti espressi, purché non inferiore al 25% del totale, ottenesse i due terzi dei seggi in Parlamento. La differenza con il “Porcellum” è che quest’ultimo non prevede neppure una soglia percentuale al di sotto della quale il premio di maggioranza non sia attribuibile e quindi, almeno in teoria, è addirittura peggiore della legge del ’23. Se, per ipotesi, in Italia esistessero 10 partiti tutti con percentuali intorno al 10%, quello di essi che superasse gli altri anche per un solo voto si vedrebbe attribuire il 55% dei deputati alla Camera, mentre a ognuno degli altri 9 partiti spetterebbe il 5%, a coprire il restante 45% dei seggi. Un rapporto tra voti espressi di 1:1, cioè 10% contro 10%, si tradurrebbe in tal caso in un rapporto di seggi parlamentari di 11:1, cioè 55% contro 5%, come se il partito vincitore avesse ottenuto 11 volte più voti. A distanza di parecchi anni dall’entrata in vigore della legge, solo ora qualcuno si è accorto dell’anomalia, che susciterebbe dubbi di incostituzionalità. Meglio tardi che mai, ma ce n’è voluto di tempo! L’analisi che si fa ora a posteriori si sarebbe potuto farla benissimo a priori, senza neppure dover sperimentare gli effetti esageratamente distorsivi dell’infelice sistema elettorale partorito. Alle ultime elezioni politiche il Centrosinistra, con 10.353.275 voti, pari al 29.53% del totale, ha ottenuto 345 seggi alla Camera, mentre il Centrodestra, con 10.074.109 voti, pari al 29,18%, ne ha ottenuti 125. Così una differenza percentuale dello 0,35% ha consentito al vincitore di quasi triplicare i suoi seggi e un rapporto tra voti espressi di 1:1 (entrambe le coalizioni al 29%) si è trasformato in un quasi 3:1 in termini di rappresentanza parlamentare. In sintesi, si potrebbe dire che la coalizione vincente (il Centrosinistra in questo caso) ha triplicato i suoi voti. Non mi sembra questo un buon sistema elettorale. Fatta questa premessa, vorrei ribadire che non è difficile cadere dalla padella nella brace. Esistono e sono stati sperimentati sistemi non molto migliori e forse anche peggiori del “Porcellum”. Il vecchio “Mattarellum”, in vigore dal 1993 al 2005, dava all’elettore, in ogni singolo collegio elettorale uninominale, la possibilità di votare un candidato catapultato lì dalle segreterie di partito. Si trattava di un sistema maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari, che prevedeva però l’assegnazione del restante 25% dei seggi su base proporzionale. Nei collegi uninominali veniva eletto il candidato che avesse riportato la maggioranza relativa dei voti espressi. I voti espressi per gli altri candidati non venivano ridotti a zero, cioè in sostanza annullati, come nel maggioritario puro, ma rimpiccioliti e ridotti a un quarto, essendo utilizzati per l’assegnazione di un quarto dei seggi alla Camera su base proporzionale. La proposta di modificare tale sistema azzerando totalmente i voti espressi per i candidati non vincitori nei collegi uninominali non è stata tradotta in legge (per fortuna, dico io). Sono infatti dell’idea che tutti i sistemi che si discostano dal proporzionale puro sono espedienti per alterare il risultato prodotto dalle urne. Li si giustifica attribuendo ad essi virtù che non hanno, come quella di rendere il Paese più governabile (i fatti finora hanno dimostrato l’esatto contrario e mi spiace di non poter approfondire qui l’argomento). Io li considero come dei sistemi per barare al gioco, o per truccare le carte. A mio parere il voto di Tizio dovrebbe contare come il voto di Caio. E’ una stortura che il voto di Tizio debba contare come 11 voti di Caio, come nell’ipotetico esempio riferito al “Porcellum”, o che, come si verificherebbe in un sistema maggioritario puro, il voto di Caio venga addirittura annullato o, se si preferisce, equiparato a zero. Prendiamo dunque atto di aver fatto un buco nell’acqua con questa cosiddetta “Seconda Repubblica” e torniamo indietro alla Prima, che, dopo essere stata tanto vituperata, alla fine risulta essere più presentabile della successiva. O, almeno, per pietà, recuperiamone il sistema elettorale.
Con i più cordiali e distinti saluti.
Omar Valentini, Salò (BS)