31 ago – In Colombia la protesta monta, si estende e imbocca una deriva violenta. Scontri con le forze dell’ordine, decine di agenti feriti e vetrine fracassate il bilancio nella capitale Bogota, sede di una appena delle quasi 50 manifestazioni che hanno attraversato il Paese.
Avviata una decina di giorni fa dagli agricoltori, la protesta ha ormai contagiato diverse fasce sociali. Ultimi dopo camionisti e parte dei funzionari pubblici, gli studenti, che reclamano un’educazione gratuita e di qualità.
A tre mesi dall’eventuale candidatura per un nuovo mandato, il presidente Santos ha promesso nuove tasse sulle importazioni, in tutela degli agricoltori.
Nel gioco delle parti governativo, a vestire i panni del poliziotto cattivo è invece il Ministro della Difesa Juan Carlos Pinzon. Ricordando come alcuni agenti siano stati feriti da colpi di arma da fuoco, il Ministro ha ribadito la tesi, già sostenuta dal suo collega degli interni, di una strumentalizzazione della protesta da parte delle FARC.
“Un caffé e latte secondo Santos”, il motto che in diverse zone ha accompagnato la distruzione dei prodotti agricoli: modo per strangolare i mercati del Paese e ricordare che gli agricoltori sostengono la rivendicazione delle Farc, di una riforma che anteponga i loro interessi a quelli del libero mercato.