“Berlusconi è ferito, gravemente ferito, e in catene. Prigioniero di sé stesso, anzitutto. Dei suoi errori, dei suoi difetti. Primo difetto, una desolante mancanza di umiltà”.
“Primo errore, non aver capito che gli italiani lo avevano eletto per disperazione non per convinzione. Cioè perché non riuscivano più a sopportare le incapacità e le arroganze della Sinistra: i suoi sgomentevoli Prodi, i suoi boriosi D’Alema, i suoi sigrid-hunkisti da strapazzo”.
“Eppure nel 1994 lui lo aveva intuito. Ricordo perfettamente come reagì, in Tv, alla notizia che aveva vinto le elezioni. Appariva incredulo, sbalordito. Sembrava dicesse: «Perdiana, è capitato proprio a me?!?». Anzi in certo senso lo disse. Non rammento le parole esatte ma in sostanza disse che la politica non era il suo mestiere tuttavia avrebbe cercato di cavarsela e, se avesse fallito, sarebbe tornato a casa. Parole che mi spaventarono e nel medesimo tempo mi piacquero. Non a caso pensai: «Grullo! Se temi di fallire, perché ti sei presentato?!?». Poi, quasi sedotta dall’involontaria innocenza di quel discorso, pensai: «Perbacco! Chi l’aveva mai detta una cosa simile?!?».”
“..Gronda sangue da tutte le parti, il sansebastianizzato Berlusconi. I nemici lo hanno morso con tutti i denti che avevano in bocca. I magistrati che sappiamo. I sindacati che da sessant’anni sono un feudo personale di Karl Marx. I banchieri che in barba al Popolo custodiscono i miliardi dell’ex-Pci. I giornali che sognano di vederlo penzolare a capo in giù da un gancio di piazzale Loreto. Le televisioni che egli possiede invano. I pacifisti guerraioli che come minimo se la fanno con Al Jazeera. I siti Internet che possono blaterare qualsiasi calunnia”.
“L’Olimpo Costituzionale che, non avendo con lui debiti di gratitudine, ha sempre fatto di tutto per dimostrare che non lo può soffrire. E la stessa Confindustria che al solito va dove la porta il vento dei suoi calcoli finanziari, sicché non meravigliarti se il suo presidente si presenta come un Agnelli alla festa che la Cgil ha organizzato a Serravalle Pistoiese e gli operai lo applaudono nel modo in cui applaudivano Togliatti o Berlinguer”.
“Ferito, infine, dal fatto di non appartenere alla mafia politica e d’essere in quel senso un parvenu. I parvenus, cioè i new-comers, i self-made men, piacciono in America dove la moderna democrazia è stata inventata. Non in Europa dove neanche la Rivoluzione Francese servì a spengere l’asservimento psicologico al concetto di aristocrazia. D’accordo, la storia d’Europa è colma di parvenus e new-comers e self-made men giunti al potere”.
“Ma incominciando da Napoleone che per esser veramente accettato dovette farsi re e imperatore, sono sempre durati poco. E in Italia farli cadere è particolarmente facile perché gli italiani sono volubili. Impazienti e volubili. Ora ti amano e ora ti odiano, ora ti esaltano e ora ti buttano via. In più sono gelosi di chi ha molti soldi e, quasi ciò non bastasse, non si assumono mai le proprie responsabilità. Le attribuiscono sempre al potere in carica. Piove-governo-ladro.”
“Signor Cavaliere, noi due non ci amiamo. Si sa. Ma il comportamento che quella gente tiene verso di Lei è così incivile, così insopportabile, così ributtante, quindi offensivo per la libertà e la democrazia, che a portarvi un benché minimo e involontario contributo mi vergognerei”.
Oriana Fallaci.
grande Oriana, come non condividere questa analisi così lucida