14 AGO – L’opposizione laica tunisina minaccia di incrementare le proteste contro il governo, dopo che il capo del partito islamico Ennahda ha rifiutato l’ipotesi di un esecutivo di tecnici.
Rached Ghannouchi si è detto disponibile ad allargare la compagine a tutti i partiti, ma ha affermato che un governo non politico non sarebbe in grado di gestire la delicata situazione del Paese. “Dico a tutti i tunisini – ha affermato – che dobbiamo imparare la lezione dall’Egitto e restare uniti, trovare un’intesa per evitare che appaia un altro Sisi in Tunisia.”
Le parole di Ghannouchi sembrano sbarrare la strada a un compromesso che nei giorni scorsi era parso vicino. Il sindacato UGTT annuncerà la prossima settimana come intende intensificare la sua campagna per un governo al di sopra delle parti.
Le donne tunisine si sono messe alla guida della protesta contro il governo. Lo hanno fatto per difendere il loro ruolo nella società, contro il disegno che vorrebbe relativizzarlo, e hanno scelto di farlo nella giornata della festa nazionale che celebra la legge che oltre cinquant’anni fa sancì la piena parità fra i generi.
Con le donne – molte delle quali abbigliate con la bandiera nazionale – sempre protagoniste. A poco a poco la folla è diventata sempre più grande fino a toccare – ha detto con soddisfazione qualche esponente dell’opposizione – il numero di 200 mila partecipanti. Forse, come quasi sempre accade, la stima per chi ha organizzato è ottimistica, ma realisticamente alla manifestazione potrebbero avere partecipato oltre centomila persone.
Gli slogan che si sono sentiti hanno avuto come bersaglio la maggioranza di governo (Ennahda, Ettakatol e Congresso per la Repubblica), ma soprattutto Ennahda, il partito islamico di Rached Gannouchi, accusato di volere riportare indietro di decenni la condizione femminile, in un’ottica di marginalizzazione che bene s’acconcia con la visione dell’Islam più chiuso.
Invece proprio un Sisi ci vorrebbe in Tunisia, per liquidare gli islamisti.