Euroburocrati lanciano sistema Eurosur, che dovrebbe ricercare e salvare i migranti

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10 ago – ”Stiamo affrontando una situazione drammatica per i migranti che attraversano il Mediterraneo – afferma -. Rattrista profondamente che così tanti perdano la loro vita, questa è una vera emergenza umanitaria. Ed questo è il motivo per il quale fin dal 2011 abbiamo messo in atto così numerose iniziative. Ma deve essere fatto di più’‘ – dice Cecilia Malmstrom

Per questo motivo Bruxelles sta lavorando a misure ”per migliorare la sorveglianza lungo i fianchi meridionali dell’Ue, col Sistema di sorveglianza delle frontiere esterne (Eurosur), che punta a ridurre la perdita di vite umane e rafforzare individuazione, identificazione e rintraccio di piccole imbarcazioni. ”Questo sistema faciliterà le operazioni di ricerca e salvataggio in stretta collaborazione con i responsabili dei Centri di coordinamento di soccorso. Il lancio di Eurosur è in preparazione ed il sistema dovrebbe partire prima di fine anno”.

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(La pagina della Camera dei deputati che  spiega il sistema eurosur è questa )

Il nuovo sistema contribuirà a diminuire il numero di migranti che muoino in mare, ad una gestione integrata delle frontiere, garantendo anche il rispetto dei diritti fondamentali, della protezione dei dati e del divieto di respingimento.

In ogni Stato membro, dunque, saranno creati centri nazionali di coordinamento per la sorveglianza di frontiera, che costituiranno gli unici punti di contatto per lo scambio di dati, informazioni e intelligence tra guardie di frontiera, guardie costiere, polizia e altre autorità nazionali, ma anche con FRONTEX e i Paesi vicini.

I primi sei centri nazionali di coordinamento di Finlandia, Francia, Italia, Polonia, Slovacchia e Spagna sono già collegati tra loro grazie ad un esperimento pilota partito nel novembre 2011.

Il regolamento proposto dalla Commissione sarà discusso a breve al Parlamento europeo e al Consiglio, con l’obiettivo di rendere operativa la rete EUROSUR entro la fine del 2013.

Eurosur prevede la cooperazione e lo scambio di informazioni tra le autorità di frontiera dei Paesi membri e Frontex (l’Agenzia europea per le frontiere esterne). Ogni Stato suddividerà i propri confini in porzioni, a ognuna delle quali sarà attribuito un livello di impatto “sulla base di un’analisi dei rischi e del numero di episodi che si verificano”. Le rilevazioni saranno poi raccolte da un Centro nazionale di coordinamento, che si occuperà di condividerle con i Centri degli altri Paesi e Frontex.

Ma quanto ci verrà a costare tutto questo?
Secondo la Commissione Europea, 340 milioni di euro entro il 2020. Ma il rapporto Borderline, finanziato dalla fondazione Heinrich Boll e realizzato da Ben Hayes e Mathias Vermeulen, prevede cifre differenti, due o tre volte più alte. Non solo: gli autori si mostrano alquanto scettici sull’efficacia di questo impianto così immaginifico.

Per gli autori di Borderline, gli unici interessati al funzionamento di Eurosur sono stati Frontex e i fornitori di tecnologia. «Le industrie fornitrici di queste sofisticate tecnologie sono i principali agenti di pressione», conferma Keller. «Il rafforzamento del controllo delle frontiere non nasce da un bisogno reale ma obbedisce a dei principi ideologici a loro volta alimentati da interessi economici.

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Ma l’obiettivo continua a non essere chiaro: chiedono confini più “forti” ma non specificano cosa intendano con questa espressione». Dello stesso avviso è Claire Roder, giurista dell’associazione francese Gisti, che al business della xenofobia ha dedicato un libro-inchiesta, intitolato, appunto, Xénophobie Business (La Découverte, pp. 194, 16 euro). «In cinque anni d’attività l’agenzia europea Frontex ha moltiplicato il suo budget per quindici: un’enormità in tempo di crisi!», ha detto in un’intervista pubblicata da Liberation. «Non si può fare a meno di pensare che muri, recinzioni, radar e adesso droni che coprono i confini dell’Europa, servano meno ad impedire alle persone di passare che a generare profitti di tutti i tipi: finanziari, certo, ma anche ideologici e politici».