7 ago – Le indagini sono cominciate lo scorso aprile, quando i Carabinieri hanno avviato gli accertamenti in merito a una rapina da parte di alcuni ragazzi a danno di un minore nel Parco dei Cedri. Inizialmente lo si riteneva un episodio isolato, ma gli accertamenti sono sviluppati differentemente quando, nelle settimane seguenti, davanti a episodi analoghi: minorenni del luogo rapinati dei loro telefoni cellulari, quasi sempre smartphone di ultima generazione, da gruppi di 4/5 coetanei, al Parco dei Cedri, in piazza L. Bracci e sotto le pensiline di alcune fermate e sugli stessi autobus della linea 19.
I Carabinieri di San Lazzaro di Savena sono riusciti a identificare gli autori delle aggressioni e conseguenti rapine, che risultavano tutti minorenni. Nel mese di giugno sono state eseguite perquisizioni domiciliari che hanno consentito di recuperare parte della refurtiva. Ma i mini rapinatori non si sono fermati: si sono verificate altre rapine, l’ultima il 4 luglio, mentre alcuni dei ragazzi rapinati sono stati minacciati di ritorsioni per le denunce effettuate. Questo ha determinato l’emissione dei provvedimenti che sono stati eseguiti lunedì mattina.
Gli autori, responsabili di almeno 12 rapine, commesse tra aprile e luglio, sono stati individuati e assicurati all’Autorità Giudiziaria Minorile. Il più grande, l’unico con precedenti di polizia, ha 17 anni, il più piccolo 14: otto ordinanze di custodia cautelare, 2 in carcere, 3 in permanenza domiciliare e 3 in comunità, a carico di minorenni di nazionalità italiana, responsabili del reato di rapina in concorso.
LA TECNICA. Bersagli preferiti i ragazzini di corporatura minuta, adocchiati davanti a scuola, nei parchi o alle fermate dei bus: venivano accerchiati da un gruppo di ‘bulletti’, minacciati e rapinati dell’iphone o dell’ipod. Tutti ragazzi definiti ‘problematici’, sei dei quali di famiglie nomadi stanziali, che abitano in accampamenti della zona. La vittima di turno veniva circondata da quattro-cinque coetanei, presa a schiaffi e minacciata: ”Siamo nomadi” era una delle frasi utilizzate dai bulli per intimorire il ragazzino, che poi veniva derubato. Proprio le tracce degli apparecchi rapinati, che talvolta venivano utilizzati dagli stessi aggressori e altre volte rivenduti, hanno aiutato i carabinieri a individuare la banda.
“
bolognatoday.it