5 ago. – Scoppia in Spagna il caso Galvan Vina, il pedofilo che aveva ricevuto una grazia in Marocco dopo una condanna a 30 anni per aver abusato di 11 bambini tra i 4 e i 15 anni e che adesso afferma di essere stato una spia al servizio dei servizi segreti spagnoli.
Daniel Galvan Vina, il cui processo si era concluso nel settembre del 2011, e’ adesso detenuto in un carcere nella regione della Murcia. L’uomo, che ha lavorato in passato all’Universita’ della regione spagnola, sara’ condotto a Madrid, dove comparira’ di fronte all’Audiencia Nacional, che decidera’ il suo destino. Sul web e’ gia’ partita una petizione sul sito www.change.org che chiede al governo spagnolo di tenerlo in galera. Il re del Marocco, Mohamed VI, intanto, cerca di allontanare da se’ l’errore che avrebbe potuto costargli una rivolta popolare. Per la prima volta, infatti, un provvedimento reale come l’amnistia e’ stata revocata in Marocco, gia’ segnato dalle tensioni delle Primavere arabe. Oggi il re ha licenziato il direttore della prigione in cui era rinchiuso Galvan Vina, accusandolo di “aver fornito informazioni errate sulla fedina penale del prigioniero quando queste furono richieste”
Il perdono reale aveva scatenato l’indignazione popolare, gia’ alimentata dal verificarsi di diversi casi di pedofilia negli ultimi mesi e migliaia di persone si erano radunate gia’ venerdi’ mentre a Casablanca e Rabat ne sono programmate altre due, rispettivamente Martedi’ e mercoledi’. Ad accorgersi della scarcerazione di Galvan e’ stato lo stesso avvocato di tre delle famiglie delle vittime che nel novembre del 2010 riusci’ a far aprire il caso e farlo condannare dal tribunale di Kenitra, dove Galvan risiedeva, a 40 km da Rabat. “Perche’ siete venuto qui ad abusare dei bambini marocchini”, chiese il giudice nel corso di un’udienza preliminare all’imputato.
“Perche’ costano poco e qui con il denaro ci si puo’ comprare tutto”, rispose Galvan.
Fu l’avvocato Hamid Krairi a consegnare ai magistrati una chiavetta Usb con le immagini scioccanti di bambini abusati dall’uomo. La chiavetta era arrivata a Krairi attraverso un vicino del pedofilo che, incaricato da Galvan di entrare nell’abitazione per prendere alcuni cd e consegnarglieli, l’aveva adocchiata e venduta a un commerciante. Da qui, era arrivata nelle mani di Krairi. Era il 28 novembre del 2010. Due giorni dopo Galvan, che in Marocco possiede tre abitazioni e risiede da nove anni, venne arrestato. I suoi difensori lo hanno descritto come un soggetto schizofrenico e nel corso del processo l’imputato ha chiesto di essere “giustiziato”, ma i giudici hanno preferito infliggerli la pena massima, 30 anni, prevista per reati del genere.
Galvan era solito presentarsi presso le famiglie marocchine nelle vesti di professore in pensione. In questo modo riusciva a carpire la fiducia dei genitori. “Ogni volta che veniva in contatto con una famiglia, s’integrava completamente con questa. I padri gli affidavano i figli quasi ciecamente”, spiega Krairi. Degli appartamenti di sua proprieta’ due sono a Kenitra, un altro lo ha fatto costruire sul terreno di una donna, madre di due figlie e senza marito (condizione di emarginazione in Marocco), a Sidi Yahia el-Garb. La sentenza lo condanna a pagare 50.000 dirham (circa 4.400 euro) per ciascuno degli undici bambini per i quali e’ stato provato l’abuso. Uno degli appartamenti e’ stato requisito per ricompensare le famiglie, che pero’ fino a oggi non hanno visto un solo dirham. Il caso sta sollevando un vespaio in Spagna e rischia di innescare un crisi diplomatica tra i due Paesi. La Casa reale spagnola ha fatto sapere che nel corso della sua visita in Marocco Juan Carlos non ha mai chiesto il rilascio di alcun prigioniero ma solo di aver mostrato interesse sulle condizioni dei connazionali detenuti. Era stata l’ambasciata spagnola, poi, ad affermare di aver formulato una lista di 30 prigionieri da rimpatriare affinche’ potessero scontare la pena nel proprio Paese -e tra questi vi era il nome di Galvan- e di 18 da graziare, ha riferito una fonte all’agenzia France Presse.
El Pais, invece, riferisce che Galvan, nato a Bassora nel 1950 da genitori curdi, ha confidato al suo avvocato di essere un ex ufficiale dell’esercito iracheno ingaggiato dai servizi segreti per cacciare Saddam Hussein. Il nome “gli fu dato dai servizi segreti quando lo tirarono fuori dall’Iraq”, scrive il quotidiano, “poi gli fornirono un’altra identita’ nella quale si ritrovo’ professore in pensione a Murcia”.
Insegno’ all’Universita’ per circa due anni dal 1996 al 1998 e fino al 2002 ha avuto l’incarico di tenere i rapporti con il mondo arabo. “Nel 2002”, ha spiegato un portavoce dell’ateneo, “non cerco’ un rinnovo del contratto e non avemmo piu’ contatti con lui”. Spari’ dalla circolazione. Fino a quel 28 novembre di tre anni fa in cui un avvocato lo inchiodo’ alle sue responsabilita’.