TREVISO – «Violentata per anni dal mio ex marito. Mi prendeva anche a calci e pugni perché per lui non cucinavo o pulivo bene. Ha pure tentato di uccidere il bimbo più piccolo scaraventandolo sul divano quando aveva 8 mesi. Diceva che era nato contro la sua volontà».
È la storia choc di Judmira Ruqi, 31 anni, albanese di Casale sul Sile. Per gli amici Mira. Mamma di due bimbi e costretta a subire per oltre 6 anni le violenze da parte del marito, un kosovaro di 12 anni più vecchio di lei. L’ha denunciato più volte, l’ultima nel 2005, e ora di lui non sa più nulla.
Racconta la sua storia tra le lacrime. «Non ero una moglie, ero una schiava. La sua schiava. Lui musulmano, io ortodossa: una volta mi ha presa a pugni in faccia dopo che mi ero fatta il segno della croce. Le violenze sono iniziate un mese dopo il matrimonio. Avevo 17 anni, in famiglia eravamo poveri. Mi sono sposata per questo: ma altrettanto presto sono dovuta crescere, scoprendo che miei sogni di ragazza non esistevano più».
Mira ha deciso di uscire allo scoperto e mostrare pubblicamente il suo volto perché vorrebbe creare un centro antiviolenza. «Per aiutare le donne concretamente». Ad aiutare invece Mira ad uscire dal buio interiore due persone: «I miei due angeli custodi: il comandante dei vigili di Casale con tutta la sua famiglia e Martina Scarpa, anche lei vigilessa. Non hanno mai smesso di infondermi coraggio e soprattutto darmi fiducia e aiutarmi».
All’epoca Mira stava molto male anche fisicamente. Con le botte e i soprusi era sopraggiunta pure una forte depressione. «L’assistente sociale voleva portarmi via i bimbi perché una volta querelato mio marito ero rimasta sola. Senza una casa, senza un lavoro. Completamente in balìa di me stessa. Avevo anche pensato di farla finita buttandomi nel Sile».
È bella Mira, occhi d’un giallo color tigre, capelli rosso-rame e un fisico da atleta con spalle larghe di chi ha dovuto sopportarne tante, troppe. «Non so come ho fatto a sopravvivere. Penso mi abbia aiutata Dio. Sono molto credente», dice con gli occhi che le brillano. E lancia il suo appello a tutte le donne che silenti subiscono torture e violenze: «Donne abbiate fiducia, io ce l’ho fatta. Se vi sentite tradite e non credute anche da chi promette e poi non dà il suo aiuto, vi prego non mollate. Credete in voi stesse. Siete forti e potete farcela. Io ce l’ho fatta. Potete salvarvi».
Come mi piace quello che ha scritto Idebaran. Un uomo ( penso ) pieno di rispetto per le donne
Chi mena una donna, come minimo mena alla madre dei sui figli o alsua stessa mamma.
Può un uomo nell’età della ragione, menare impunemente una donna tanto da sentirsi poi uomo, quando invece é una merda (censore lasciamelo passare ti prego) che più merda non si può.
A Roma vige un detto – chi ha mamma non trema – uomo, te lo ricordi vero di chi sei figlio?