La Presa della Pastiglia (L’oppresso che accetta l’oppressione fini­sce per far­sene com­plice)

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3 ago – Che lo con­dan­nas­sero, ne era­vamo certi. La dit­ta­tura non fa sconti a nes­suno, figu­rasi a Lui che ha cer­cato di com­bat­terla per vent’anni. Quello che invece ci ha sor­presi è la calma olim­pica con cui tutti hanno assi­stito all’ultimo atto di una presa di potere che pare irre­ver­si­bile. Si dice che il nostro incon­scio ha dei “veli” che scen­dono al momento oppor­tuno e che impe­di­scono di farci vedere l’orrore e l’assurdo fino in fondo. Capitò anche a noi, una volta, como­da­mente acco­mo­dati in un salot­tino di una disco­teca all’aperto: in fondo, verso la musica, c’era un can­cello chiuso su un viot­tolo sul mare e di fronte, un cimi­tero. Discu­tendo del più e del meno, ci capitò di get­tar l’occhio da quella parte: die­tro i ferri un len­zuolo lumi­noso dan­zava gra­zio­sa­mente con grande len­tezza. “Toh, un fan­ta­sma!”, ci dicemmo calmi “andiamo a vedere”. Andammo. Il fan­ta­sma era pro­prio li’, tra­spa­rente, senza piedi, una figu­retta senza mate­ria e senza linea­menti: l’osservammo a lungo, e poi, sem­pre tran­quilli, tor­nammo al nostro posto a diver­tirci. Fu solo l’indomani mat­tina, ben sve­gli, che ci guar­dammo e ci chie­demmo: “scusa, ma cosa abbiamo visto?” E ci si riz­za­rono tutti i capelli sulla zucca.

Bruno Vespa non è pre­ci­sa­mente un fan­ta­sma, non lo sono — seb­bene grot­te­sca­mente impa­lu­dati — i “Signori della Scas­sa­zione”, pur­troppo non lo è nem­meno Sua Mae­stà Pre­si­dente del Cies­seemme — re fan­toc­cio -, ma il fatto non è meno ter­ri­fi­cante. Tre ore di camo­milla riscal­data da Casini, spe­ziata da Epi­fani, di gos­sip da ope­retta per infi­noc­chiarci a dovere e ren­derci total­mente inof­fen­sivi. “Dove andrà, in galera o ai ser­vizi sociali?” L’infaticabile Bel­pie­tro ci inonda di domande idiote, pas­sa­tempi da spiag­gia per cretini.

Caris­simi Ita­liani, Ber­lu­sconi può pia­cere o non pia­cere, ma ieri la con­danna ve la siete scritta tutti da soli. Il potere giu­di­zia­rio — che non ha nes­suna legit­ti­mità né popo­lare né isti­tu­zio­nale — si è inse­diato al comando get­tando in gat­ta­buia il capo del par­tito dell’opposizione. Nulla di strano, nelle dit­ta­ture suc­cede così (e poi suc­cede pure che arri­vino gli eser­citi ad instau­rare dit­ta­ture peg­giori, in nome della demo­cra­zia, ma que­sto è un altro discorso). L’articolo 1 della Costi­tu­zione è stato dun­que final­mente cam­biato, non in Par­la­mento, ma in un tri­bu­nale: “l’Italia è una dit­ta­tura fon­data sul potere giudiziario”.

Nem­meno la vit­tima l’ha capito fino in fondo. Corag­gioso e inge­nuo come sem­pre, chiama a rac­colta il meglio del paese per­ché fac­cia la rivo­lu­zione libe­rale. Già. E come? Nes­suna riforma potrà mai farsi senza l’avallo delle odiose toghe: sono dap­per­tutto. E su tutto sen­ten­ziano: sulla vita, sulla morte, sull’amore, sul sesso, sull’impresa, sul lavoro, sulle deli­bere, sulle leggi, sulle assun­zioni, sui licen­zia­menti. Pronti a segnare a dito e sopraf­fare con ogni mezzo chiun­que non fac­cia o dica ciò che loro vogliono. Per ogni isti­tu­zione, orga­ni­smo di governo o ammi­ni­stra­tivo, fosse pure un con­do­mi­nio o una boc­cio­fila, c’è sem­pre un organo giu­di­zia­rio pronto a sov­ver­tire le volontà altrui. Lo sanno bene i pusil­la­nimi come Casini — gen­tac­cia piena di sche­le­tri nell’armadio — che si calano le mutande giu­livi gua­da­gnan­dosi posti, pre­bende, tran­quil­lità. Vi ricor­date Di Pie­tro? Fece il lavoro sporco, fu pro­mosso poli­tico, compì ogni sorta di abuso e rube­rie varie, ed ora spa­rito come in un gioco di pre­sti­gio, si gode tran­quillo il mal­loppo e nes­suno lo tocca. Quando si parla di De bene­detti, tutti si levano il cap­pello, lo stesso Grillo che ha sulla coscienza parec­chi orrori (non è un refuso, orrori) è coc­co­lato da tutti, avendo spo­sato toto corde il più bieco giu­sti­zia­li­smo. Mps sarà anche una bolla media­tica, come dice il pur ottimo Fer­rara, ma si è ammaz­zato un uomo: ne vogliamo par­lare? E che dire di tutte le fan­do­nie dall’Ariosto a Cian­ci­mino che per vent’anni hanno diretto la sto­ria del paese con le loro ester­na­zioni del pif­fero? Prez­zo­lati ed apprez­zati come star: come nelle più schi­fose dit­ta­ture, se dici quello che vogliono i capi fai la bella vita, anche (e soprat­tutto) se sei un pezzo di merda. La galera ormai è solo per i gentiluomini.

Ora si met­terà in scena una grande “cana­liz­za­zione del dis­senso” a base di talk show, salotti, salot­tini e salot­tonzi, arri­ve­ranno per­fino schi­fo­sa­mente ad apprez­zare “il senso di respon­sa­bi­lità del pre­giu­di­cato Ber­lu­sconi” per­ché si fa scudo umano per difen­dere il gover­nic­chio Letta e con­ti­nue­ranno a man­giarsi quel che resta dell’Italia a morsi. Noi a guardare.

E La Basti­glia? “Do guella la breze un bovero degro ghe aveva il raf­fred­dore”. Noi, no.

Angela pisci­telli, 3 ago­sto 2013
Zona di fron­tiera (Face­book) — zonadifrontiera.org (Sito Web)