31 lug – Un missile di superficie lanciato da una nave militare turca per impedire ad una nave italiana (laOdin Finder), gestita per conto della Cyprus Telecommunications Authority, di piazzare cavi sottomarini nella ZEE. Il natante è stato poi costretto a tornare nel porto cipriota di Paphos. La notizia è apparsa sulla stampa ellenica e, se confermata, sarebbe l’attuazione della minaccia turca fatta lo scorso novembre contro quegli stati che avessero avuto intenzione di prestare la propria collaborazione a Nicosia nelle operazioni di sfruttamento dei giacimenti di gas. La Turchia in quell’occasione arrivò anche a minacciare l’Ue.
Secondo il quotidiano greco To Vima la nave italiana era impegnata al largo delle acque cipriote, e in piena zona ZEE, a posizionare dei cavi sottomarini che dovrebbero servire per avviare i rilievi circa la presenza di idrocarburi nell’Egeo. Circostanza sulla quale Nicosia ha già raggiunto un’intesa di massima dall’ottobre scorso con Israele per uno sfruttamento congiunto delle eventuali risorse. Ma alla Turchia l’accordo non è andato giù, e già in quell’occasione minacciò apertamente ritorsioni verso chiunque avesse collaborato con la Repubblica di Cipro. Eppure Istanbul non può pretendere pretendere alcunché, in quanto la zona nord dell’isola, occupata abusivamente da 50mila militari turchi sin dal 1974, si è autoproclamata Repubblica turco cipriota del nord, ma non è riconosciuta né dall’Onu né dall’Ue. Mentre Nicosia di fatto appartiene all’Unione e all’Eurozona.
Il missile turco avrebbe sfiorato la nave italiana, costringendola a rientrare nel porto cipriota di Paphos. Circostanza che ha suscitato la dura reazione di Nicosia, che ha definito l’episodio “pericolosissimo” e ha convocato d’urgenza una riunione straordinaria del Comando Maggiore della Guardia Nazionale, a cui ha partecipato anche il ministro della Difesa. Immediatamente sono state avvertite le autorità italiane e statunitensi. Questo è il terzo episodio (il secondo avvenuto nella ZEE occidentale) di navi che operano per conto di Cipro infastidite da navi da guerra turche che contestano la sovranità stessa di Cipro.
Inoltre la Turchia con questo tipo di intimidazioni, sta cercando di spaventare le imprese straniere che intendono prendere parte alle future e ormai prossime trivellazioni proprio all’interno della tanto contestata zona marina della ZEE di Cipro, sollevando contestazioni sul fatto che quella zona sia di proprietà della Turchia. L’Ambasciatore italiano a Nicosia, Guido Cerboni, interpellato dal fattoquotidiano.it (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/31/stampa-greca-missile-turco-contro-nave-italiana-che-lavorava-per-conto-di-cipro/671780/) ha detto di non voler rilasciare dichiarazioni se prima i fatti non saranno accertati ufficialmente.
Mammaliturchi! E ci sono vari politicanti da strapazzo che vorrebbero la Turchia nella UE (la UE non è già abbastanza disastrata?)