1 ago – La Bank of England ha avuto un ruolo cruciale in uno degli episodi più oscuri della recente storia economica: la vendita dell’oro sottratto dai nazisti dopo l’invasione della Cecoslovacchia nel 1938. Come si legge sul sito del Financial Times, la banca centrale permise ad Adolf Hitler, quando già era considerato dal governo britannico come minaccia alla pace in Europa, di vendere le riserve auree dei cechi.
Nel marzo 1939 gli inglesi agirono da tramite della Reichsbank nel trasferimento di oro valutato a quel tempo 5,6 milioni di sterline, su un conto della banca centrale tedesca. Sino ad ora la responsabilità di queste operazioni veniva fatta ricadere sulla Banca dei regolamenti internazionali, la più antica istituzione finanziaria internazionale.
Entente cordiale quindi fra banchieri centrali, probabilmente. Non resta che leggere in questo modo la notizia svelata dalla stessa banca centrale inglese sul suo sito web e rilanciata dai media britannici che riscrive un pezzetto di storia della seconda guerra mondiale , rivelando che la Bank of England aiutò indirettamente l’omologo tedesco in epoca hitleriana a vendere oro razziato dai forzieri della banca centrale di Praga.
Cinque milioni e seicentomila sterline di lingotti che oggi avrebbero un valore non inferiore ai 736 milioni di pound. Un tesoretto non da poco che ha già macchiato la reputazione della Banca dei regolamenti internazionali: nel 1939 infatti l’oro razziato dall’istituto centrale ceco fu trasferito alla Bri, che accettò il diktat nazista macchiandosi perennemente di un’infamia che si credeva circoscritta alla banca dei banchieri centrali.
Questo è solo un piccolo episodio. Consiglio la visione del documentario banking with hitler della BBC. Ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=2yK0bYC6qWQ
credo che nella Bank of England ci siano ancora le riserve auree dell’ Albania, rubate dai tedeschi nella seconda guerra mondiale, trasportate in Italia, recuperate dai soldati americani e susseguentemente portate dai soldati inglesi in Inghilterra e depositate nella Bank of England che ha sempre rifiutato di ritornarle usando banali scuse . . .