20 lug – Violentata e poi condannata per rapporti sessuali fuori dal matrimonio. Una storia da incubo che arriva da Dubai e che vede protagonista una ragazza norvegese, Marte Deborah Dalelv.
Stando al suo racconto, la ventiquattrenne sarebbe stata stuprata in una stanza d’albergo dopo una serata di festa con dei colleghi. Le autorità, però, non le hanno creduto e l’hanno accusata, oltre che di comportamenti indecenti, di spergiuro e consumo di alcol. “Mi sono svegliata e ho capito che mi stavano violentando. Sono scesa nella lobby e ho chiesto loro di chiamare la polizia”, racconta Marte.
“Mi hanno chiesto: ‘È sicura di voler chiamare la polizia?’. Io ho pensato: ma certo che voglio chiamare la polizia, perché è quella la reazione naturale che si avrebbe nel Paese da cui provengo”.
Rilasciata dopo quattro giorni, senza passaporto, la ragazza è riuscita a contattare il padre e ora ha trovato rifugio in una chiesa norvegese nella città del Golfo.
Questo mercoledì un tribunale l’ha condannata a 16 mesi di carcere e, dopo il ricorso, la vicenda è diventata un caso diplomatico in seguito alla decisione della ragazza di rendere pubblica la vicenda. “La nostra speranza è che un dialogo politico possa risultare produttivo nel suo caso”, spiega Kathryn Raadim del ministero degli Affari Esteri norvegese. “Però in questo momento siamo nel mezzo di un ricorso in appello. C‘è una causa in corso. Staremo a vedere”.
Il ministro degli affari esteri norvegese Espen Barth Eide si è detto “stupefatto”, sottolineando come la sentenza sia contraria al senso di giustizia del Paese scandinavo.
La vicenda di Marte, insieme a tante altre, mette in luce l’enorme differenza di trattamento che ancora persiste nei confronti delle donne nei Paese in cui il sistema legale è influenzato dalla legge coranica.
magari e’ questo che vogliono i nostri politicanti,con l’integrazione?