Revoca espulsione: Appello di Ablyazov ai diversamente capaci: “Salvate mia figlia”

GOVERNO BILDERBERG 420702_10151340459112251_275657670_nRoma, 13 lug. – Con una lettera-appello al premier Enrico Letta pubblicata oggi sulla Stampa, il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov ringrazia il governo italiano “per questa decisione coraggiosa” (di revocare l’espulsione della moglie e della figlia, ndr), ma dice di temere “che il regime di Nazarbayev reagirà mandando mia moglie Alma in prigione e la mia bambina Alua all’orfanotrofio, impedendo che possano tornare in Italia”.

Il dissidente kazako scrive anche: “Mr Letta, lei non ha coperto questo incidente vergognoso. Le sono molto grato per questo. Sono grato al suo coraggio ed alle sue convinzioni che, in circostanze estremamente difficili, l’hanno portata a fare quanto era giusto” e “sono molto grato anche ai suoi colleghi di governo che l’hanno sostenuta nell’adottare tale decisione”. Ma la gratitudine nei confronti dell’Italia e del premier si sovrappone alla paura di Ablyazov per quanto potrebbe avvenire alla moglie ed alla figlia: “Purtroppo temo che il Kazakistan adesso non lascerà andare Alma e Alua, non potranno lasciare il Paese” come la revoca dell’espulsione dall’Italia comporterebbe. Ciò che vede all’orizzonte è quanto di peggio un marito ed un padre possano immaginare. “Il piano del regime di Nazarbayev è di mandare mia moglie in prigione e mia figlia in un orfanotrofio”, assicura, esprimendo comunque la “speranza che la mia famiglia un giorno riuscirà ad essere riunita”.

Intanto, come se non bastassero le tensioni per i processi di Silvio Berlusconi, sul governo si è abbattuto anche il caso espulsione. Dopo la risposta al question time di mercoledì scorso in cui Enrico Letta ha promessa una rapida indagine, ieri è arrivata la posizione ufficiale del governo: il provvedimento di espulsione sarà revocato alla luce delle “nuove risultanze” emerse nell’appello, la signora Alma Shalabayeva potrà tornare in Italia e chiarire la sua posizione. Ma il cuore politico della lunga nota scaturita al termine dell’altrettanto lunga riunione del governo, è il passaggio in cui si punta il dito contro la “mancata informativa” all’esecutivo di quanto stava accadendo. Rendendo chiaro che Angelino Alfano, bersaglio degli attacchi delle opposizioni, gode della fiducia del premier e di tutto il governo. Dall’indagine svolta, si afferma nella nota, “risulta inequivocabilmente che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell’interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia”. E su Alfano già pendono le richieste di dimissioni da parte del MoVimento 5 Stelle e di Sel. (TM News)