12 lug – Nella notte tra il 31 marzo e l’1 aprile del 2007 otto ragazzi violentarono una loro coetanea 14enne nella pineta di Montalto di Castro, nel Viterbese. Ad oggi il tribunale minorile (i ragazzi ora sono tutti maggiorenni) non ha emesso alcuna condanna, ma per la seconda volta li ha affidati ai servizi sociali. La Cassazione aveva sospeso la prima “messa in prova” che i giudici di Roma avevano concesso al branco, subito dopo lo stupro.Come scrive La Repubblica, la Corte Suprema aveva sospeso la prima messa in prova del tribunale minorile di Roma perché proprio durante quel periodo uno dei ragazzi era stato denunciato dalla fidanzata per stalking.
Per la mamma della vittima è una “vergogna”. “Sono più delusa che mai, non credo più nella giustizia italiana. Ogni giorno vengono violentate ragazzine e donne. Tutti gridano denunciate denunciate ma poi per le vittime inizia il calvario mentre gli stupratori rimangono liberi. Dicono: allora erano ragazzi bisogna dargli una opportunità. E mia figlia allora? Non era quasi una bambina anche lei?”, afferma la signora Agata. Con lei gridano “vergogna” anche la consigliera del consiglio comunale di Viterbo, Daniela Bizarri, e le donne dell’Udi (Unione donne Italia).
Gli otto, ora, dovranno svolgere servizi utili in case di riposo e per anziani e all’interno dei centri per le donne maltrattate. Per l’avvocato dell’associazione “Differenza donna”, è uno strano scherzo del destino. “Stento a credere – dice -, che un tribunale abbia pensato di inserire degli stupratori nei nostri centri”. E poi: “L’attenuante della giovinezza non dovrebbe esistere nei casi di violenza”. Per l’avvocato Giulia Bongiorno, ex presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, il vulnus più grave di “molte vicende giudiziarie è la lunghezza dei processi: la messa in prova infatti può apparire plausibile per dei ragazzi, ma che senso ha per i ragazzi diventati adulti, che sono persone completamente diverse da quando hanno commesso il reato?”. “Sarebbe importante – prosegue la Bongiorno – ripartire dall’educazione, contro il sessismo e gli stereotipi“.